Ogni giorno ce n’è una. «Russi a casa per il doping di Stato!», si legge nei titoli dei maggiori quotidiani sportivi che hanno ripreso le intenzioni del Cio di escludere tutti gli atleti russi dalle prossime Olimpiadi. Ma considerato l’arco temporale delle manifestazioni citate che va dal 2010 al 2015, c’è da chiedersi: e ci volevano 5 anni per arrivare a questa conclusione? E dov’erano gli addetti ai prelievi dei vari laboratori di Vancouver, Londra, Mosca, Kazakistan e Corea quando hanno preso i campioni? È possibile che nessuno si sia mai accorto che le provette provenivano tutte dall'esterno? E in tutto questo bailamme come non dare ragione al nostro marciatore Schwazer, che si è lamentato di essere stato escluso dalle Olimpiadi di Rio per un esito positivo di doping, comunicato sei mesi dopo i prelievi?
Armando Santoro, Bari