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Rino Daloiso
04 Giugno 2020
BARLETTA - No, questa non è davvero terra per orti botanici... Chi lo ha progettato (l’architetto napoletano Carlo Gasparrini) sull’area dell’ex distilleria negli anni Novanta, le associazioni e le amministrazioni comunali che glielo sollecitarono forse si portarono troppo in là con il lavoro. Veri e propri «visionari» in questa valle di lacrime, cemento e rifiuti. E così, alla fine, la «dura realtà» e l’incapacità cronica di tramutare i programmi sbandierati in fatti apprezzabili nella quotidianità, ahinoi, hanno preso irrimediabilmente il sopravvento.
Come troppo spesso accade, infatti, progettata e realizzata tra mille difficoltà l’opera, occorreva poi renderla fruibile. Persino banale, a voler essere appena logici e consequenziali, ma qui si tratta di affrontare un vero e proprio «oceano» dagli esiti il più delle volte tristemente scontati. Così le intenzioni sono diventate progressivamente sempre più friabili, come i 2 milioni di euro tra fondi europei e comunali praticamente buttati al vento. Per di più, con la beffa aggiuntiva dei rifiuti (pericolosi e no) occultati durante i lavori di realizzazione dell’Orto botanico, come da inchiesta condotta qualche anno fa dalla Procura di Trani, e con la bonifica del suolo ancora tutta da effettuare.
Quell’area ha ospitato la Vigilanza Ambientale Regionale, è sede degli uffici comunali all’Agricoltura, come pure dell’ufficio delocalizzato della Presidenza della Regione Puglia. Fra qualche mese arriveranno la Protezione civile e i Vigili del fuoco, come da convenzione Regione Puglia-Comune di Barletta del 15 dicembre 2016 (all’epoca c’era la Giunta Cascella) e l’atto aggiuntivo sempre tra Regione Puglia e Comune di Barletta dell’11 giugno 2019 (con in sella la Giunta Cannito). Va bene tutto, ma l’Orto botanico proprio no.
Non sapendo a chi affidare e fare gestire la struttura periodicamente preda dei vandali e dell’incuria (le foto in pagina ne sono una più eloquente testimonianza), l’affidamento in comodato gratuito alla Regione è apparsa al Comune quasi una manna dal cielo.
«Le ragioni di interesse pubblico sottese al comodato d’uso gratuito in favore di altre pubbliche amministrazioni - si legge nelle due deliberazioni - sono da collegarsi alla esigenza di rivitalizzazione, qualificazione e valorizzazione del contesto urbano nel quale gli immobili sono inseriti, soprattutto se di pregio, accertata dal Servizio Patrimonio, il cui utilizzo da parte di un’altra amministrazione salvaguarderebbe porzioni di immobili e luoghi altrimenti inutilizzati e soggetti a deterioramento a causa del loro mancato impiego». E quindi: «Le spese per l’uso dell’immobile concesso in comodato d’uso gratuito restano totale carico della pubblica amministrazione comodataria».
Orto botanico, la beffa è servita.
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