Entrare nel sonno è per il signor Acciuga uno sprofondamento subacqueo. La panchina gli si trasforma sotto le squame in giaciglio, con tanto di materasso e cuscino e solo un lenzuolo che alla bisogna si trasforma in vela.
Il corpo si distende e comincia a sparire pezzo a pezzo; a volte, sotto il lenzuolo rimangono solo il cuore e gli occhi, mentre tutto il resto è come messo ad asciugare negli angoli più riposti.
Dormire significa per lui scendere grado a grado in una dimensione liquida, ondeggiante, allusiva, silenziosa.
Significa anche cercare le costellazioni di sinapsi più antiche, quelle figure percettive che si sono formate in un tempo che forse non ha tempo o che forse corrisponde all’infanzia vagolante del mondo.
Sono mappe insulari, naviganti, a volte vaneggianti, vascelli alla deriva, racconti ad ore incerte, lontananze che si fanno vicine, approdi in porticcioli muniti di banchine minime ed essenziali dove basta che il mare si agiti solo un po’ per essere coperte dall’acqua e sparire nella schiuma.
Scendere negli antefatti senza averne più ricordi precisi, rimescolando i tempi, capovolgendo le prospettive, ecco quel che avviene mentre il signor Acciuga dorme.
Soprattutto lui fa esperienza di figure, d’immagini il cui statuto è irraccontabile; arrivato nel fondo dorme come un’àncora dimenticata e arrugginita; viene sospinto nell’altrove dai movimenti remoti del mare.
Il signor Acciuga oscilla tra memoria ed oblio; fa andirivieni tra gli opposti; ritorna ad essere pesce in ogni dettaglio; allo stesso tempo coincide con le forme più antiche dell’esistere: è riccio, cozza, patella, alga, tentacolo vermiglio di polpo.
Nello scendere lieve nello sprofondo di sé il silenzio assume una consistenza quasi tattile; è come una stoffa che puoi far scorrere tra le dita, producendo un fruscio che è simile a quello dell’onda all’abbrivio.
Quando il signor Acciuga arriva nel laggiù equoreo, quando il suo sonno lo ha condotto nell’arcipelago dei ricordi condivisi, nello spazio in cui le fonti convergono e si fanno favole; è proprio allora che il cinema della mente comincia a proiettare le pellicole dei desideri.
Si tratta di film mai girati da alcun regista, che però a volte si configurano come sequenze inaspettate.
Capita così che un un puntino lontano diventi la luna; che un segno alto sia l’Himalaya; che il verso di un uccello si trasformi in un fiume; e che ogni cosa prenda una forma e presto ne assuma un’altra in una catena di trasformazioni che si ferma solo quando il signor Acciuga riapre gli occhi.
Il lenzuolo, sotto il quale sono rimasti solo il cuore e gli occhi, richiama a sé le altre parti del corpo: le pinne, le gambe, il busto, le braccia, ma anche i polmoni, il fegato, l’intestino, il pancreas, fino a far riapparire nel viso affilato il naso in avanscoperta a ridare vita al profilo schizoide di Acciuga.
Questa ricomposizione corporea avviene mentre la risalita verso la veglia si fa chiara e gli strati del prima vengono lasciati laggiù; avviene come quando il palombaro si libera dei pesi per poter tornare in superficie ed avere di nuovo la bocca libera d’ingurgitare tutta l’aria che vuole, come si trattasse di un lauto pasto dopo una dieta ferrea.
Acciuga riapre gli occhi nuovi e il mondo che aveva lasciato è di nuovo lì: ha fatto la prova di come si dorme quando le cornee infilatesi di soppiatto nelle sue orbite vuote vengono coperte dalle palpebre come il lenzuolo ha coperto il suo corpo in metamorfosi.
Tira un sospiro di sollievo, perché capisce che la risalita è andata a buon fine e sa che non sempre avviene e che può succedere di rimanere laggiù intrappolati da immagini funeste o da avvoltolamenti di pensieri anneriti e fumosi.
La panchina è tornata ad essere una panchina come ce ne sono altre, anche se tutte le panchine abitate dal signor Acciuga, anche quando paiono simili alle altre, hanno sempre almeno una particolarità che le fa uniche; di volta in volta uniche e irripetibili, isole appartenenti ad arcipelaghi senza nome.
Gli occhi adesso sono sul suo viso come pianetini in attesa di nuovi giri, di nuove avventure.