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Usa, cancro del sangue: si guarisce, si vive di più

 
Nicola Simonetti

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Nicola Simonetti

Venerdì 15 Febbraio 2019, 16:53

Vita in buone condizioni prolungata per gli ammalati di tumori del sangue grazie a più incisive e nuove terapie di prima linea che vedono l’impiego di combinazioni di trattamenti classici (chemio) con l’immunoterapia. E fanno ormai testo i progressi, a livello biologico e terapeutico, in tema di linfomi, CAR-T cell, leucemie acute, leucemia linfatica cronica, mielodisplasie e mieloma multiplo.

Lo testimonia il congresso post ASH di Bologna che ha riportato ed ampliato quanto risultato a San Diego (Usa) nell’incontro dell’American Society of Hematology (ASH). Buona notizia per gli oltre 33mila gli italiani che, ogni anno, sono colpiti da un cancro del sangue, certezze e speranze a portata di mano. L’uso della tecnica chiamata CAR-T, ancora su un numero basso di pazienti, ha aperto la strada – dice Pier Luigi Zinzani, professore ematologia, università Bologna - a una promettente strategia di cura che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di queste neoplasie maligne. Le risposte globali e complete sono soddisfacenti.

“La CAR-T consiste nel prelievo dal paziente di alcune cellule del sistema immunitario (linfociti T), alla loro modifica genetica in laboratorio per addestrarle a riconoscere le cellule tumorali e poi alla reinfusione delle cellule, così istruite, nello stesso paziente. Queste cellule attivano la risposta immunitaria e distruggono il tumore. Confermata anche l’attività delle CAR-T nei linfomi ad alto grado il cui controllo dura anche dopo due anni di follow-up senza necessità di fare ulteriori trattamenti.

Rilevati segni di efficacia nel mieloma multiplo con malattia ricaduta e refrattaria, studi in corso per l’uso nel linfoma di Hodgkin, linfoma anaplastico e leucemia linfatica cronicca. Nei linfomi (un insieme di oltre 30 malattie diverse) la terapia combinata con chemioimmunterapia. Importante l’anticorpo anti-CD20 così come nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T- linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Per il linfoma di Hodgkin buoni risultati da un anticorpo “drug conjugate” [cioè collegato a un farmaco biologicamente attivo] anti-CD25 e la combinazione a tre farmaci con anticorpi monoclonali. La leucemia acuta e la linfoblastica hanno iniziato a beneficiare dell’introduzione nella terapia dei farmaci biologici mentre, per la leucemia mieloide, farmaci a bersaglio molecolare intracellulare. Per la leucemia linfoide, le immunoterapie.

L’aspettativa di sopravvivenza con terapia intensiva e anticorpi monoclonali è superiore al 50%”. Nel mieloma, tuttora considerato inguaribile, c’è aumento della sopravvivenza da poco più di 2 anni a medie vicine ai 7, anche nelle fasce di età avanzate.

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