«Non si può amare Dio senza amare il prossimo i fratelli.
Non si può amare il prossimo senza amare intimamente Dio.
Se mai sarò Santa, sarò la santa dell'oscurità, per far rinascere la luce nel cuore di chi l'ha smarrita».
(Madre Teresa di Calcutta 1962).
Non ho mai conosciuto la Madre. L'ho vista nelle parole di un amico che da giovane cattolico l'ha accompagnata in un viaggio da Bari a Catania dove Madre Teresa è andata a raccogliere gli ultimi degli ultimi, i disabili più gravi che nessuno voleva a cui aveva deciso di costruire una casa. Quando arrivò, dopo una notte di viaggio, in cui aveva sempre consorella malata che l’accompagnava, Madre Teresa non si fece neanche la doccia, ma rivolta ad una suora le disse con dolce fermezza: «Non trattare quel ragazzo disabile come un pezzo, dagli amore. Se non ne hai, chiedilo a Cristo. Altrimenti ripensa la tua vocazione».
Da anni, mio amico, il dottor Nicola Petruzzelli, con tutto il coraggio di una laurea in filosofia, è il direttore dell'Istituto penale minorile Fornelli di Bari. Dove io sto tenendo un corso di scrittura creativa per i giovani reclusi.
Madre Teresa è appena diventata Santa. Allora concedetemi almeno questo: nulla è per caso!
Le Suore Missionarie della Carità Madre Teresa hanno una casa a Bari nel quartiere San Paolo, uno dei più difficili nella città. E qui, nel nome di Cristo, si sforzano di dare una speranza a chi ogni giorno la cerca pur avendola perduta.
Anche qui rinasce la speranza. Nel nome della Madre.