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Droga, riciclaggio, frode: a Lecce e provincia 35 arresti, maxioperazione di polizia e GdF. Commercialista trovava canali per riciclare denaro

Droga, riciclaggio, frode: a Lecce e provincia 35 arresti, maxioperazione di polizia e GdF. Commercialista trovava canali per riciclare denaro

 
Redazione online

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Rappresenta un duro colpo alle organizzazioni criminali operative nel capoluogo e nel basso Salento nel narcotraffico

Mercoledì 20 Novembre 2024, 08:25

20:48

LECCE - Si è svolta questa mattina a Lecce e provincia, una vasta operazione coordinata dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo salentino per l’esecuzione di 35 misure cautelari restrittive della libertà personale (33 arrestati in carcere e 2 ai domiciliari), per reati associativi finalizzati al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

A condurla la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza. L'operazione rappresenta un duro colpo alle organizzazioni criminali operative a Lecce e nel basso Salento nel narcotraffico.

foto Toti Bello

COMMERCIALISTA TROVAVA CANALI DI RICICLAGGIO

Tra le persone arrestate in Salento nell’operazione congiunta di Guardia di finanza e Polizia c'è anche un commercialista leccese di 43 anni finito in carcere con l'accusa di riciclaggio con l’aggravante mafiosa. Il suo compito - secondo gli inquirenti - sarebbe stato individuare i canali per il riciclaggio del denaro. Delle 35 ordinanze cautelari, dieci sono state notificate in carcere. Due persone sono finite ai domiciliari. Gli indagati sono complessivamente un centinaio. I reati contestati, a vario titolo, sono traffico di stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’operazione congiunta prende spunto dalla maxi operazione della squadra mobile di Lecce del febbraio 2020 che portò a 72 arresti di una frangia della Sacra corona unita per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sullle armi, associazione finalizzata al traffico di droga (quest’ultimo reato quello prevalentemente contestato) ed esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo.

GIRO DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO

Il gruppo criminale sgominato oggi da polizia e guardia di finanza, che hanno notificato 35 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e due ai domiciliari), movimentava centinaia di migliaia di euro in contanti, sviluppando non solo un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti ma anche un progressivo dominio sotto il profilo economico-finanziario attraverso l’acquisizione nel tempo di una serie di locali pubblici (pub e ristoranti) ed alcuni esercizi commerciali nel territorio salentino, con la connivenza e fattiva collaborazione di un noto commercialista salentino. E’ quanto emerso dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia.

Una pluralità di imprese, sotto forma di cooperative - evidenziano gli investigatori - risultavano formalmente affidate a soci e/o a soggetti prestanome ma in realtà erano asservite agli scopi del gruppo criminale per reinvestire il denaro di provenienza illecita (anche all’estero), e per garantire ai familiari degli associati assunzioni e retribuzioni, per legittimare la provenienza (di facciata) dei guadagni. Ma in realtà nessuna attività lavorativa è stata riscontrata nel corso delle indagini.
In particolare, alle cooperative giungevano, per mano degli affiliati, somme di denaro contante di volta in volta versate sui rispettivi conti correnti societari (anche per diverse decine di migliaia di euro) con cui pagare gli stipendi (anche pari a 2.500 euro al mese) a mogli o parenti diretti dei detenuti e per il sostentamento di questi ultimi in carcere.
Somme di denaro contante venivano anche elargite ad altre imprese compiacenti che, poi, provvedevano ad acquistare autovetture di lusso date in uso (di fatto) agli stessi pregiudicati oppure ai loro familiari.
Il commercialista leccese arrestato provvedeva ad amministrare gli interessi economico-finanziari in prima persona, o attraverso teste di legno, per trasferire all’estero ingenti somme di denaro con bonifici in partenza dalle solite società cooperative compiacenti, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio. 

(In foto il tenente colonnello Giulio Leo)

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