Bari - Anziché perseguire i narcotrafficanti, li avrebbero favoriti. Qualcuno, addirittura, con ruoli vertici della presunta organizzazione che trafficava qualsiasi tipo di droga dall’Albania alla Puglia. Reinvestendo i capitali illeciti in hotel, ristoranti e società nel Paese delle Aquile. Ecco cosa racconta l’inchiesta della Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana e della Dda di Bari, condotta dalla polizia albanese che ha lavorato per tre lunghi anni insieme agli agenti del Centro Dia di Bari, sfociata ieri in 38 arresti eseguiti da squadre investigative comuni. Sequestrati beni per 3 milioni di euro.
Il procuratore aggiunto di Valona Maksim Sota, è finito ai domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio. Stando alle indagini avrebbe fatto da tramite tra i trafficanti di droga e poliziotti, perché questi non indagassero sui primi.
Dall’inchiesta denominata «Shpirti» è emerso che a capo della presunta rete di narcotrafficanti, sgominata nell’operazione congiunta Italia-Albania, c’erano due poliziotti, gli ex capi scorta - nel 2016 - dell’allora ministro dell’Interno albanese. Si tratta di Paul Deda e Hekuran Marku, presi in Spagna e finiti in carcere, ritenuti gli organizzatori della filiera, facendo da scorta anche ai gommoni in partenza dalle coste albanesi. Altri due poliziotti, arrestati per corruzione, sono i dirigenti di mare e di terra Ilirjan Balla e Festim Lelaj, accusati di garantire la partenza della droga in cambio di denaro. Ad occuparsi delle piantagioni sarebbe stato un dirigente di un municipio vicino Durazzo, Kurti Saimir. Secondo l’accusa era lui ad ad affittare i terreni e a gestire la semina, coltivazione e raccolta della marijuana, fino allo stoccaggio e alla spedizione. Ad entrare in gioco sarebbe poi stato Daci Shkelzen, ritenuto il broker che curava i contatti con l’Albania, arrestato a Modugno, in provincia di Bari, in grado di far arrivare in Puglia, sulle coste di Polignano e Molfetta, tonnellate di droga che poi spediva nel resto d’Italia e in Europa. Gli altri arrestati sono tutti agricoltori, coltivatori e corrieri complici dei narcotrafficanti. I fatti contestati risalgono agli anni 2014-2017. Le indagini, con il coordinamento di Eurojust, costituiscono lo sviluppo delle operazioni Shefi e Kulmi eseguite dalla Dia di Bari nel 2018 e nel 2020 sul narcotraffico dall’Albania alla Puglia. Agi atti le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia. Traffico internazionale di droga, corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio sono i reati ipotizzati a vario titolo.
Sia il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, sia il componente per l’Italia di Eurojust Filippo Spiezia hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra magistratura e polizia italiana e albanese, un vero e proprio «modello di altissimo livello nel contrasto alla criminalità organizzata transnazionale». Ad illustrare i particolari, il procuratore Speciale Anticorruzione Arben Kraja, il procuratore facente funzione di Bari Roberto Rossi.