È disponibile in anteprima sul nostro sito il videoclip di Succederà, singolo di Michele Lobaccaro, compositore e musicista fondatore dei Radiodervish, estratto dal disco Navigazioni intorno al Monte Analogo, uscito per Cosmasola. Un video che contiene anche la traccia Nel porto delle scimmie, e che rappresenta una riflessione amaramente attuale, in un momento storico segnato da tensioni internazionali e dal pericolo di un conflitto nucleare. Ma, come sottolinea lo stesso Lobaccaro alla Gazzetta, il percorso è anche interiore, sulla natura violenta dell’umanità e sulla speranza di un cambiamento collettivo, senza andare incontro all’autodistruzione.
Qual è stata la genesi del brano?
«Una prima stesura è arrivata con il lockdown, grande momento di discontinuità e rottura di schemi: ho capito che qualcosa stava cambiando, stava per essere messo in discussione. È come se l’umanità fosse stata fino a quel momento addormentata e si fosse svegliata dopo uno choc. Poi c’è chi ha accolto tutto questo come un’opportunità, utilizzo un’immagine secondo me efficace, quella di una farfalla e di un bozzolo, essere affezionati al passato e non riuscire a liberarsene, oppure scegliere di fare un salto per trasformarsi. Quando poi si è affacciata davanti a noi la guerra, la canzone si è evoluta. Una guerra che non è solo esteriore, sociale, storica, ma è una guerra interiore che portiamo avanti come umanità, quella parte bellica che nasce dalla paura di sentirsi isolati, quando ci schieriamo dalla parte dell’odio. Una guerra contro noi stessi e contro gli altri. Ma è una guerra che vede in fondo la speranza, immaginata come il salire sulla montagna».
Questo è un lavoro che può essere definito collettivo, nel video insieme a lei partecipano Alessandro Mor e Franco Rinaldi, con i musicisti Oksana Ivasyuk (violino), Elisa Locatelli (viola), Andrea Cielo (violoncello) e Francesco Cielo (pianoforte): quanto conta l’aspetto della condivisione?
«Credo sia utile e inevitabile. L’idea che siamo isolati, o che un lavoro nasca solo da se stessi, è un’illusione. Pensiamoci: per fare un disco serve un linguaggio che ereditiamo, fa parte della lingua di un popolo, di una comunità, poi è chiaro che ognuno come individuo ha una sua creatività e una poetica, ma avere una base comune dà una spinta in più».
Tutto l’album ha un comparto iconografico importante, poi la scelta di realizzare un videoclip: che significato ha l’immagine in questo progetto?
«È un vettore in più che può anche fare la differenza in una canzone, può far emergere in chiaroscuro alcune caratteristiche che non escono dal puro ascolto. Può essere utile per arrivare a più persone che hanno una maggiore predisposizione alla visione. È un ampliamento del registro comunicativo. Questo video era pronto da un po’, ma ho aspettato il momento più significativo per dargli risalto».
Che programmi ci sono, magari anche per l’anno nuovo che sta arrivando?
«Continuerò ancora a lavorare con altri contributi visivi che sto portando in giro come spettacolo teatrale, è un’altra modalità per raccontare le canzoni che non sia il semplice concerto. Poi con i Radiodervish, dopo l’EP che abbiamo realizzato a inizio estate, siamo al lavoro su un altro progetto che ci entusiasma. Ne riparleremo».