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Il gioco delle ombre negli occhi nuovi

 
Silvio Perrella

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Silvio Perrella

Sedersi a guardare tra passi e soprabiti

Bisogna aver pazienza: il passaggio dal buio pesto alla luce radiante abbisogna anche di procedure mentali

Giovedì 21 Settembre 2023, 10:16

Perché i nuovi occhi facciano il loro dovere ci vuole del tempo; e anche se, una volta installati nelle orbite del signor Acciuga, si sono subito aperti, ciò non significa che il mondo di qua e il mondo di là si riescano a dare la mano.
Anche gli occhi di chi è cieco sono aperti, eppure sembra non succedere niente.
Ma chi può escludere che in quel niente non si annidino immagini che la mente riesce a vedere a prescindere dagli occhi.
I nuovi occhi del signor Acciuga hanno già visto quando erano sul viso di altri, ma quando l’essere primigenio - abitatore del buio marino della profondità - li ha trovati e messi nel suo sacchettino sono entrati in letargo.
Adesso che hanno ritrovato un viso, sia pure così particolare come quello di Acciuga, necessitano di qualcosa che li risvegli e gli dia energia curiosità e movimento.
La risalita dal buio marino alla luce di un mattino tirrenico è stata lunga, con stazioni di posta a forma di panchine dove riposarsi, con sussulti e un lento riaffiorare.
Ogni volta che torna da un viaggio, il signor Acciuga ha una panchina che lo attende; ben tenuta, in posizione solitaria, con tutto l’essenziale per radersi davanti a specchietti pronti per la bisogna.
Quella di Acciuga non è una vera barba; è piuttosto una pelle squamosa che prolifera sulla magrezza del viso e che lui rimodula quando tende ad espandersi o a fare pieghe spiacevoli da vedersi.
Gli specchietti gli si dispongono dinanzi a semicerchio e lui prova a guardare, ma vede e non vede, come se i nuovi occhi s’imbrogliassero e non fossero ancora in grado di dargli notizie di sé.
Bisogna aver pazienza, il passaggio dal buio pesto del fondo alla luce radiante della superficie abbisogna non solo di aggiustamenti di diottrie, ma anche di procedure mentali, di raccordi tra la cornea e il cervello.
Ma dire cornea e cervello sminuisce quel che davvero sta avvenendo nell’abituarsi l’una all’altra, perché gli occhi hanno introiettato così tante immagini del prima che l’adesso va riconsiderato come un mondo del tutto nuovo, o nuovo almeno in parte, per quella parte che pertiene allo sguardo unico e irripetibile di Acciuga; uno sguardo che sa esistere anche senza occhi.
I nuovi occhi però adesso ci sono; si sono installati nelle sue orbite e cominciano a svegliarsi alle visioni.
E nel loro svegliarsi si chiedono in quale strana creatura siano approdati; e quasi hanno paura a guardare quel naso così prominente che prende forma nella magrezza ossuta del viso di Acciuga.
Quel naso gli sembra possa staccarsi dal suo corpo e andare per i fatti suoi, come in un celebre racconto.
E se non lo fa, dev’essere per un’educazione che il signor Acciuga deve avergli impartita nel corso della loro lunga e movimentata convivenza.
Finalmente sugli specchietti appare la pelle squamosa che va modellata con un rasoio che proprio rasoio non è; e che appare ai nuovi occhi come un tagliauovo, fatto da piccole cesoine che affondano ai lati del viso e fanno cadere sull’impiantito cellule come i capelli dal barbiere.
Quando il viso di Acciuga ha ripreso la sua forma, i nuovi occhi dichiarano tutta la loro stanchezza e chiudendosi vorrebbero entrare in un sonno ristoratore, senza nemmeno sospettare che il loro lavoro comincia adesso; adesso che con le palpebre chiuse e immersi nel buio gli si spalancano dinanzi sentieri interni che chissà dove portano.
Guardare il dentro per i nuovi occhi è come tornare sul fondo del mare; con la differenza che dentro il viso di Acciuga non s’incontrano Giona millenari, ma solo frecce che indicano un percorso da seguire; un percorso che va verso giù ma che può anche risalire verso il labirinto delle orecchie.
Agli occhi nuovi verrebbe voglia di tornare sulla punta del naso, d’uscire nuovamente allo scoperto, ma la trincea interna del viso non vuole lasciarli andare.
Comincia adesso il vero lavoro; lo scavo infinito; il formidabile gioco delle ombre; lo schivare la pompa del cuore lasciandolo al suo ritmo consueto; il farsi spazio tra i follicoli dei polmoni; l’entrare nel labirinto scuro dell’intestino; il tornare al sonno dietro alle palpebre.
Anche Acciuga sonnecchia.

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Silvio Perrella

La Panchina

Biografia:

La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.

Silvio Perrella

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