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Bari va oltre le classiche orecchiette

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

Bari va oltre le classiche orecchiette

Nella città vecchia a tenere banco è la cucina orientale. Merito di Stella Shi, chef italo-cinese

Domenica 21 Luglio 2024, 10:12

Non solo orecchiette. A pochi passi dall’ormai internazionale “via della pasta fresca”, a Bari vecchia, a tenere banco è la cucina orientale. Merito di Stella Shi, chef italo-cinese già conosciuta in città per il suo locale di street food “Badù”, ma anche di Luigi Morfini, proprietario di “Palazzo Calò”, che dall’inizio dell’anno ospita nella sua struttura il nuovo Bistrot di chef Stella. Numeri alla mano, il matrimonio è stato vincente. I primi sei mesi d’attività, infatti, hanno dato un riscontro più che positivo: «Il locale è sempre pieno, spesso dobbiamo mandar via la gente», ha raccontato Ilaria Barosi, imprenditrice e socia in affari di Stella. La storia della chef per metà italiana e per metà cinese è particolare. Dopo un’esperienza di lavoro a Roma, dove aveva un fortunato ristorante, Stella ha deciso di fare rientro in Puglia, a Bari, nella città dove decenni prima suo padre aveva aperto il primo ristorante cinese. È qui che, insieme a Ilaria - autrice del programma Masterchef dove Stella Shi era stata invitata come donna emergente in cucina - la chef ha deciso di investire tempo ed energie. Dopo l’avvio di Badù, a credere nelle due professioniste è stato anche Luigi di Palazzo Calò, che da tempo era alla ricerca di una valida partner gastronomica con cui completare la sua offerta ricettiva. «Ho ristrutturato e aperto il mio palazzo più di dieci anni fa, quando il flusso turistico a Bari non era ancora una realtà. Un palazzo del 1500, al quale lo scorso anno ho affiancato un’altra struttura, consentendoci di diventare il primo albergo diffuso riconosciuto dal Comune di Bari. Ora stiamo lavorando per inaugurare un terzo palazzo», ha spiegato Morfini, per il quale se assicurare la prima colazione ai clienti era diventata una necessità, offrire un servizio di ristorazione di qualità era un’esigenza vera e propria. In Stella e Ilaria, Luigi ha riposto fiducia umana e imprenditoriale fin da subito: «Ci siamo trovati immediatamente perché la mia proposta colmava anche una loro necessità: sviluppare una ristorazione più strutturata, che nel primo locale non poteva avvenire», ha affermato il titolare del palazzo barese. Il bistrot, al piano terra di Palazzo Calò, offre qualcosa di diverso dal cibo locale e tradizionale barese, sia ai clienti della struttura che agli avventori esterni. «Stella ha fatto tanta ricerca, si è formata ad Alma, è una talentuosa professionista. Ora ha la possibilità di esprimersi nella sua creatività», ha precisato Ilaria, che ha spiegato come dopo il primo progetto di “Badù”, semplice e informale, sia venuta naturale l’idea di costruire qualcosa di più strutturato. La proposta di Palazzo Calò è sembrata alle due imprenditrici quella più giusta «per far parlare una cucina differente».

«Il bistrot è una piccola bomboniera: venticinque posti a sedere in un ambiente intimo ed elegante, che accoglie a cena tantissimi baresi, oltre i turisti presenti in struttura. Fondamentale, per me, è il collegamento con il territorio pugliese, nell’ottica di una contaminazione gastronomica fra culture», ha spiegato Stella Shi, che ha precisato come aprire questa tipologia di bistrot sia stata una scelta tutt’altro che facile. A fidelizzarsi, per primi, sono stati i baresi. L’intesa con Palazzo Calò funziona nel rispetto dei ruoli di ognuno: «Rispetto il loro lavoro, so dove fermarmi e in cucina entro solo per salutare», ha chiarito Morfini. Il piatto che ha riscosso più successo? «Lo Chawanmushi, una sorta di budino di uovo salato che nasce in Giappone ed è diffuso in tutta la Cina. Stella ha abbinato questa tecnica di preparazione alle materie prime locali, come i funghi Cardoncelli delle Murge. Ma ci sono anche i Noodles con le cime di rapa e le cozze. Si sta creando un nuovo linguaggio del cibo che, col tempo, siamo certe, entrerà nella cultura del territorio», hanno detto le due ristoratrici. Ora è la terrazza al centro delle sperimentazioni dei tre imprenditori, «uno spazio con una settantina di coperti che stiamo attrezzando al meglio per essere funzionale sei mesi all’anno, quelli della bella stagione».

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