Vino e salute. Il vero problema è la comunicazione di messaggi allarmanti e fuorvianti. Parola di Matteo Bassetti, da noi interpellato sui dati emersi dalla ricerca condotta dall’associazione italiana di Turismo Enogastronomico. «Se quasi il 48% degli intervistati in Italia è d’accordo nel ritenere il consumo di vino come deleterio per la salute individuale, è evidente che è passato un messaggio sbagliato. Lungi dal sostenere che dobbiamo ubriacarci, ricordiamoci che il vino è un alimento integrante della Dieta Mediterranea».
Era stato proprio Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive al San Martino di Genova, a replicare a muso duro alla biologa Antonella Viola. La professoressa, dal palco del festival della prevenzione Lilt, era nuovamente tornata a parlare degli effetti a suo dire nocivi del vino. Dichiarazioni che avevano infastidito, e non poco, l’infettivologo genovese, che sul tema specifica di essere lontano da posizioni «estremiste e assolutiste». Ospite frequente di programmi tv di approfondimento, il medico ribadisce la difesa di un alimento oggetto di frequenti diatribe, soprattutto dopo le recenti etichette sanitarie adottate per vino, birra e liquori in Irlanda e Belgio. «Abbiamo evidente contezza del fatto che l’etanolo presente nell’alcol è nocivo e cancerogeno, tanto da essere stato inserito nell’elenco delle sostanze dannose dall’OMS. Ma vogliamo considerare che il vino, quando fatto bene, contiene una serie di altri elementi (i polifenoli, ad esempio) che invece non sono negativi per l’organismo? Il vino non è costituito da solo alcol», ha spiegato il direttore del San Martino, che rifugge qualsiasi tipo di «posizione estremista».
I dati parlano chiaro. Sono i giovani adulti (35/44 anni) a ritenere il vino un vero nemico della salute, in percentuale maggiore rispetto ai teenager. «C’è tanta confusione. Siamo davvero così certi che bere un bicchiere di vino rosso al giorno, così come previsto nella dieta mediterranea, sia paragonabile ad assimilare un bicchiere di vodka o di gin? Io non metterei questi elementi sullo stesso piano», ha chiarito Bassetti, invitando a non dimenticare «una cultura del vino che è tutta italiana, assente in altri paesi europei». Eppure, i numeri emersi non stupiscono l’infettivologo: «Oggi è proprio il quarantenne ad essere più bombardato da un’informazione, social e media, spesso fuorviante, soprattutto quando si parla di vino. Io non voglio fare una battaglia di posizione – ha detto Bassetti - però trovo scorretto far passare il messaggio che all’origine di tutti i nostri mali ci sia il vino. E allora combattiamo gli abusi, ma ricordiamoci che il vino è un alimento fondamentale della nostra dieta; e meno male».
A fomentare posizioni contrarie e radicali, secondo il medico, ci sarebbero anche aspetti prettamente commerciali. L’avvento dei vini dealcolati, per esempio: «Non rappresento le dinamiche commerciali, ma vi faccio una domanda: avete mai visto condurre una battaglia contro le bibite gassate e zuccherate? Io mai. Ecco, è su questi prodotti che bisognerebbe apporre etichette con la scritta “nuoce gravemente alla salute”. Così come sulle merendine ricche di zuccheri e raffinati spaventosi. Stiamo parlando di prodotti che vengono consumati soprattutto dai minori, che hanno meno capacità di discernere. Il vino, al contrario, è un alimento che, oltre una minima parte di etanolo, contiene proprietà valide per il nostro organismo», ha concluso Matteo Bassetti.