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Le sculture di frutta di Giuseppe Guida

Le sculture di frutta di Giuseppe Guida

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

Le sculture di frutta di Giuseppe Guida

Da Maruggio parte la sfida ai pluricampioni dell’intaglio

Lunedì 29 Aprile 2024, 09:31

Ha solo ventitré anni, vive a Maruggio, in provincia di Taranto, e il suo nome ha già fatto il giro del mondo. Pluricampione nell’arte dell’intaglio thailandese della frutta, Giuseppe Guida è un mix di energia, talento, creatività e fantasia. «Sono stato sempre un bambino molto creativo. Nella bottega dei miei genitori non stavo mai fermo, inventavo di tutto», ha raccontato il giovane, che ha frequentato l’istituto alberghiero di Maruggio e diversi corsi professionalizzanti. Uno in particolare, però, gli ha cambiato la vita: «Un corso di intaglio thailandese che ho deciso di frequentare al buio, non sapendo bene in cosa consistesse quest’arte. Volevo apprendere nozioni utili sulla composizione dei vassoi di frutta», ha spiegato l’artista. Il colpo di fulmine verso un’arte tanto antica quanto complessa è immediato. «Ricordo con emozione la prima gara; ero impreparato, insicuro. Non avevo neppure gli strumenti giusti. Mi posizionai terzo, scavalcando competitors abituati alle sfide mondiali». Giuseppe coltiva l’amore per l’intaglio, giorno e notte, comprando «quantitativi di frutta incredibili, tanto che mia madre voleva cacciarmi di casa», ha detto, sorridendo. L’ispirazione è viscerale, viene dall’Asia e dalla sua terra, la Puglia, la stessa che ha raccontato in una delle competizioni che l’hanno visto eccellere: «Ho riprodotto in miniatura le tavole dei nonni imbandite di cibo e la luminarie tipica del Salento, con affissa la piazza di Maruggio durante la festa patronale», ha spiegato lo chef scultore. Una terra, la sua, che l’ha sempre sostenuto, incoraggiato, tanto da averlo accolto con uno striscione al ritorno dalla vittoria del mondiale: «In fondo, cosa siamo senza le persone che ci apprezzano?» Giuseppe si definisce «uno scultore fuori dagli schemi»; in fondo, la sua, è un’arte effimera, «che difficilmente si riesce a replicare, che ti permette di lavorare sull’unicità del prodotto finale», ha spiegato. Un percorso, quello del giovane tarantino, che non è stato sempre così luminoso: «Luci e ombre, sacrifici, soprattutto quando la mia arte non veniva compresa, quando lavoravo poco –; ha detto – fino a quando il titolare di una struttura ricettiva salentina mi ha ingaggiato e la mia attività ha preso il volo».

Parola d’ordine per Giuseppe è “perseverare”, “essere testardi”, ed è anche grazie a lui che la figura del “fruit-chef” è oggi apprezzata e ricercata.

L’ultima esemplare attività è stata quella svolta per Food and Travel Italia: «L’editore, Pamela Raeli, mi ha chiesto di osare, realizzando un omaggio al brand Tassoni. Ho prodotto l’installazione più grande a livello europeo, realizzata con il metodo vietnamita». Un metodo che Giuseppe ha imparato in Vietnam, durante un percorso di formazione e apprendimento delle tecniche antiche durato un mese: «Sono stato il primo italiano a partecipare allo scambio culturale più grande di tutta l’Asia. Ho rappresentato il mio paese, nel confronto con tutti i continenti». Tanti traguardi, ma anche sogni nel cassetto da tirare fuori, come quello di regalare vita lunga alle sue opere: «Con un’artista giapponese sto lavorando a un progetto molto particolare, che attraverso delle cere speciali possa rendere le sculture in frutta immortali».

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