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Bollicine pugliesi, la via è tracciata

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

Bollicine pugliesi, la via è tracciata

Dario Stefàno: «Nulla da invidiare allo champagne»

Lunedì 06 Novembre 2023, 10:38

La giornata mondiale dello champagne le ha consentito di lanciare una provocazione: l’idea di un #bollicinedelsudday per promuovere i prodotti della Puglia e del Mezzogiorno d’Italia, chiamando in causa operatori della ristorazione e giornalisti. Quale è lo spirito di questo appello?

«Più che altro ho colto, e mi ha colpito, l’enfasi data ad un’iniziativa che associa lo champagne ai nostri piatti tipici e che poche volte vedo riservata ai nostri vini di qualità, bollicine comprese. Lo spirito con cui mi muovo è dunque quello di stimolare un orgoglio identitario, che tarda ad emergere e che mi piacerebbe vedere in tutto il sistema che ruota intorno alla promozione del vino. Mi piacerebbe vedere maggiore entusiasmo e amor proprio nel contribuire a valorizzare le nostre eccellenze. Anzitutto qui nella nostra terra, perché solo così potremo essere più bravi, forti e performanti anche altrove».

Che ruolo rivestono le bollicine pugliesi nelle altre regioni italiane?

«Ogni volta che ho l’occasione di far degustare le nostre bollicine, anche a chi non è pugliese, tanto più se esperto o competente, registro apprezzamenti e complimenti. Porto come motivo di orgoglio la Medaglia di Cangrande (uno dei massimi riconoscimenti nel mondo del vino), che nel 2011, a Vinitaly, in veste di allora assessore regionale, proposi di assegnare a Urlico Priore dell’azienda D’Araprì di San Severo, e che coincise con il definitivo riconoscimento di una qualità superiore delle nostre produzioni di bollicine nel panorama nazionale. Insomma, voglio dire che dobbiamo convincerci prima di tutto noi pugliesi che abbiamo prodotti ottimi, qualitativamente straordinari, farne motivo di vanto e orgoglio comune, perché questo ci aiuterebbe anche a promuovere meglio i nostri territori».

Quale, secondo lei, tra i metodi charmat e classico, i nostri produttori preferiscono?

«Non ho una geografia aggiornata, ma credo sia più diffuso lo charmat con cui allo stesso modo però si producono bollicine in quantità significativa e di qualità importante. Molto più di tanti prosecchi che si trovano su tutti gli scaffali, nei bar e ristoranti del nostro territorio. Prosecco verso cui, sia ben chiaro, non ho nulla in contrario ma rispetto al quale tuttavia non possiamo vivere complessi di inferiorità. Anzi, rilancio: ispiriamoci a loro, alla loro capacità di fare sistema sui loro territori, nei quali è difficile che propongano prodotti diversi dai propri. Ispiriamoci a loro e proviamo a mettere anche noi in campo la capacità di promuovere le nostre bollicine, in maniera convinta, incisiva e performante, anche in casa nostra».

Parliamo del clima pugliese. Come influisce sulla produzione delle nostre bollicine?

«Il clima pugliese non è ostacolo alle produzioni di qualità, come hanno già dimostrato i nostri produttori di bollicine con i risultati conseguiti. Aggiungo che i cambiamenti climatici, che rappresentano una sfida per tutti i territori, chiamano alla responsabilità di ripensare un’agricoltura e una gestione agronomica diverse. Noi come gli altri. Una sfida che va vissuta con l’ambizione di vincerla, ripensando meccanismi nuovi in vigna come in cantina».

E quindi quali zone ritiene maggiormente vocate?

«Tutte le regioni del Sud hanno dimostrato come molti vitigni autoctoni si prestino anche alla produzione di bollicine, dai profili organolettici e personalità differenti. In Puglia, oltre al celebre Bombino, anche il Negroamaro ed addirittura vitigni di personalità più forte come il Primitivo o il Nero di Troia, hanno dimostrato di poter essere ottimamente interpretati anche per la spumantizzazione. I nostri produttori hanno fatto davvero un lavoro straordinario. Proviamo a riconoscerglielo con un pizzico di orgoglio in più».

Ha fatto appello ai ristoranti e sale ricevimento, affinché sostituiscano il prosecco con le bollicine nostre bollicine. Considera questa una soluzione percorribile dal punto di vista economico?

«Mi piacerebbe che questo appello si vestisse di ambizione comune, perché un territorio si racconta meglio, si lascia esplorare meglio, trasmette esperienze ed emozioni migliori, quando i suoi stessi protagonisti sanno esprimere, senza riserve, l’orgoglio di credere nei suoi prodotti. Quello dei costi maggiori è un falso tema, considerato che lei, peraltro, fa riferimento al prosecco, che non sempre ha la stessa struttura e qualità di un metodo classico. Tempo fa, sottoposto a “stress da cerimonie” nella mia Puglia, mi è capitato di reagire con forza nel vedere servito sempre e solo prosecco: nacque così un mio primo appello accorato in rete. Al quale ho voluto associare anche una mia personalissima ricerca di mercato dalla quale ho avuto conferma che non è vero che le bollicine pugliesi costano più del prosecco: a volte costano uguale, spesso meno. Ma qualora costassero anche qualcosa in più, dovremmo comunque promuoverle, perché così faremmo filiera, genereremmo valore. Un ruolo chiave potrebbero svolgere i Consorzi, senza risparmiarsi nel supportarsi e fare ricorso a competenze maggiormente capaci di indicarci modalità più performanti di promozione e di distribuzione, anche sul nostro territorio».

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