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I mille sommelier l’armata di Puglia

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

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Quando il culto del vino può diventare una professione

Giovedì 24 Novembre 2022, 16:07

16:08

Non è un caso che appena un paio d’anni fa in un film proposto da Netflix USA dal titolo “Il Sommelier” si raccontava la storia del giovane Elijah e del suo sogno di diventare un esperto della degustazione di vini, nonostante il desiderio del papà di vederlo a capo dell’attività di famiglia. Un racconto curioso: il ventenne non voleva gestire il barbecue di proprietà, aspirava a diventare un Master Sommelier. Al centro della vicenda, la grande passione per il vino e la tenacia e la dedizione del protagonista nel perseguire questo obiettivo, mentre lotta con le difficoltà del percorso. Se il vino è poesia imbottigliata, come diceva Robert Louis Stevenson, il sommelier, prima di essere un esperto, è innanzitutto una persona innamorata della materia prima del suo lavoro. Un’attitudine che contempla talento e soprattutto empatia: parliamo del mestiere di chi prende per mano il cliente e lo guida in un viaggio fatto di sapori, profumi ed emozioni. Assaggiatore e degustatore, ottimo oratore e giudicatore di bottiglie, talvolta anche abile venditore; la competenza del sommelier non può prescindere dalla curiosità personale per il vino e per il viaggio. Oltre alla preparazione tecnica sono necessarie però altre doti: ad esempio, la capacità di essere sempre al passo con i tempi e di saper gestire il contatto con i clienti, sempre più desiderosi di vivere un’esperienza emozionale. Quando in sala l’esperto degustatore suggerisce un abbinamento cibo-vino - fateci caso – il consiglio è praticamente legge. Pensate, tale è l’autorevolezza di questa figura che c’è chi addirittura vorrebbe farla rientrare nella categoria degli “influencer”. Pullulano fra i conoscitori del vino, infatti, i wine influencer seguiti sui social da decine di migliaia di followers, e non solo per l’importanza delle bottiglie stappate. Abbiamo parlato di questo fenomeno con Giuseppe Cupertino, Wine Experience Manager di Borgo Egnazia e Presidente della Fondazione Italiana Sommelier Puglia, premiato di recente come Personaggio dell’anno dagli Awards di “Food&Travel Italia”, la rivista che ha anche insignito la Fondazione di Puglia del titolo di “Scuola di Formazione dell’Anno”, che oggi conta in Puglia quasi mille sommelier e circa 14mila nel resto d’Italia. La sfida lanciata qualche addietro è stata ambiziosa: assodata la qualità del servizio offerto dall’esercito dei sommelier in Italia e in Puglia, il momento storico richiedeva un cambio di passo: era necessario puntare sulla formazione. “La formazione è alla base di qualsiasi attività, ristorante, albergo, ma soprattutto di una comunità; il vino deve essere raccontato nel mondo da persone autorevoli e rispettabili. In Italia, culla indiscussa dell’enogastronomia, dobbiamo essere i primi ambasciatori di questo prodotto, perché attraverso di esso si racconta la storia di un territorio. Con Fondazione Italiana Sommelier i giovani hanno potuto sviluppare un amore intorno a questo mondo, che non erano riusciti a coltivare per esempio negli istituti alberghieri; siamo una scuola di formazione del vino e dell’olio, aspetto fondamentale in una regione vocata al turismo enogastronomico come la Puglia”, ha ricordato il presidente. Tra i banchi dei corsi, infatti, è facile trovare chi, giovanissimo, vuole affacciarsi nel mondo enogastronomico e della ristorazione, l’imprenditore già esperto e avviato che cerca una formazione tecnica, i wine lovers che aspirano a una maggiore consapevolezza a tavola, chi di vino vuole scrivere o parlare, come giornalisti e blogger, il personale di sala. “La figura del sommelier colma un gap che è sempre esistito tra il produttore e il consumatore finale. Come professionisti attivi nelle terre del vino, abbiamo la grande responsabilità di rispondere alle esigenze del comparto enoturistico con una scuola di formazione altamente professionale, sempre con spirito di sacrificio e immenso orgoglio”, ha spiegato a questo proposito Cupertino. Sempre più richiesti dalle aziende del settore, come ristoranti e strutture ricettive, i sommelier rivestono spesso incarichi manageriali di rilievo, “perché sono figure che hanno un’ottima conoscenza tecnica, impreziosita da abili doti comunicative”. La diffusione della cultura del vino e dell’olio e la crescita di una tendenza sociale hanno svecchiato il settore, prima ritenuto esclusivamente agricolo e produttivo: “E’ praticamente cambiata la percezione –; ha commentato il manager – quando si parla di vino oggi si pensa al lusso e alla bella vita. Io stesso sono nato in una famiglia di contadini, ma grazie alla mia passione e al cambiamento del sistema ho trasferito le conoscenze trasferitemi dalla famiglia d’origine nella mia professione”. Se una quindicina d’anni fa la Puglia ha creduto fortemente nelle potenzialità del vino, ora deve raccogliere un’altra sfida: “L’olio conquisterà lo stesso spazio del vino, perché è salute e a tavola si è riscoperto il suo valore, quello dell’essenziale. Fondazione Italiana Sommelier di Puglia è anche Associazione Italiana dell’Olio”. Vino e olio, insieme, come veicoli narrativi della destinazione Puglia. In questo scenario, il sommelier si fa ambasciatore e fulcro dello storytelling della nostra terra”. La strada intrapresa verso un turismo destagionalizzato, d’altronde, è quella giusta: “Lo dicono i dati e il lavoro delle istituzioni regionali in tal senso, a partire dagli assessorati al Turismo e all’Agricoltura. Il turismo mordi e fuggi non ci deve interessare più, se pensiamo che la Puglia è già contemplata da Wine Enthusiast Magazinetra le più belle destinazioni mondiali dell’enoturismo. È il nostro momento, quello giusto per raccontarci con preparazione e oculatezza”, ha concluso Cupertino.

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