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Bio, 10mila aziende in Puglia In tre anni cresciute del 50%

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

Bio, 10mila aziende in Puglia In tre anni cresciute del 50%

Nella regione il 13% della superficie nazionale (a Bari e Foggia il 57%)

Mercoledì 26 Ottobre 2022, 15:40

La crisi energetica da un lato e la tendenze dall'altro sul fronte della ristorazione sembrano due fattori chiave per il Biologico che rappresenta uno dei cavalli di battaglia soprattutto delle «nuove generazioni» di giovani agricoltori. L'Italia, con oltre 2 milioni di ettari, sale sul podio con la più alta percentuale di superfici rispetto ad altri paesi come Spagna e Germania (10%) o Francia (9%). Un dato che vede la Puglia al secondo posto a livello nazionale con oltre 287mila ettari di bio, pari al 13% della superficie agricola nazionale e circa 10mila operatori «Bio», il 50% in più rispetto a tre anni fa, che la collocano al terzo posto in Italia. Numeri destinati ad aumentare e che depongono a favore del raggiungimento degli obiettivi previsti entro il 2030.

Perchè piace il Bio? Prima di tutto perchè consente di ridurre i consumi energetici grazie a tecniche meno aggressive e inquinanti, alla rinuncia dei concimi e soprattutto al ricorso alla filiera corta (quella che non prevede più di un passaggio tra il produttore e la vendita finale). L'altro aspetto riguarda la salute perchè, soprattutto nei settori dell'ortofrutta ma anche nella zootecnia, il mancato impiego di concimi e fertilizzanti chimici per nutrire i terreni (quindi anche gli animali diretti al pascolo) ha aperto la strada a un consumo più consapevole sia per il carrello della spesa sia per la ristorazione.

Sul punto, va detto che un italiano su cinque consuma regolarmente prodotti bio ed è disposto a pagare anche di più per acquistare un prodotto certificato bio, mentre il 13% dei consumatori è certo che, nel prossimo futuro, aumenterà la spesa per portare in tavola prodotti biologici. Per quanto riguarda la ristorazione, il sistema di refezione scolastica o mensa ospedaliera da tempo spinge su tale percorso attraverso i bandi di gara che prevedono premialità per chi propone più alimenti biologici (fatti salvi comunque i doverosi controlli per stanare i furbi che non onorano gli impegni contrattuali delle forniture).

A fare la parte del leone, nei terreni bio, sono i seminativi (112.332 ettari), l’olivo (73.763 ettari) ed i prati e pascoli (28.497 ettari), che incidono rispettivamente per il 44%, 29% e 11% sul totale della superficie agricola utilizzabile biologica regionale. A queste categorie seguono, per estensione, le superfici biologiche investite ad altre arboree (15.908 ettari), che raggruppano prevalentemente mandorleti, ciliegeti e pescheti, e a vite da vino (14.845 ettari).

Le estensioni maggiori si trovano a Bari e Foggia che complessivamente rappresentano oltre la metà (57%) dell’intera superficie biologica regionale. Nelle stesse province si distribuisce in modo sostanzialmente equilibrato oltre il 60% dei seminativi biologici, mentre quasi la metà delle superfici dedicate agli oliveti è distribuita tra Bari (26%) e Lecce (23%). La superficie di prati e pascoli certificata in bio è principalmente concentrata nella provincia di Bari e in quella di di Taranto con rispettivamente il 34% e il 31% del totale della superficie agricola utilizzabile.

L'agricoltura biologica pugliese, sin dai suoi esordi, è stata caratterizzata dalla predominanza di produttori agricoli rispetto ad altre tipologie di operatori. Con il tempo, la presenza di produttori-trasformatori è diventata sempre più numericamente significativa, ma meno importante.

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