GROTTAGLIE - È di 2 anni la richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa nei confronti di un 71enne che era responsabile del settore manutenzione e urbanistica del comune di Grottaglie nel 2018, quando una donna morì dopo essere precipitata da oltre un metro di altezza. Il processo vede l’uomo, difeso dall’avvocato Egidio Albanese, imputato con l’accusa di omicidio colposo per quell’incidente avvenuto il 7 maggio di 7 anni fa.
Secondo la procura tarantina che in seguito al decesso della vittima aprì un’inchiesta, il funzionario aveva l’obbligo di impedire quell’evento, predisponendo tutti i dovuti accorgimenti affinché quel grave episodio non si verificasse. Più precisamente, per l’accusa, l’assenza del «muro di sostegno», di un dissuasore o di «strutture di protezione» in quel tratto di strada, era necessario ed era stato inoltre determinante nel causare l’incidente e, in conseguenza, la morte della vittima.
Una vicenda sulla quale i familiari della donna hanno chiesto fin da subito risposte denunciando l’accaduto: nel processo, infatti, questi si sono costituiti parte civile così come anche l’ente comunale, rispettivamente attraverso gli avvocati Diego Maggi e il collega Ciro Buccoliero.
Quel giorno la donna stava camminando lungo il tratto di via Portelle delle Ginestre quando improvvisamente aveva perso l’equilibrio cadendo da un’altezza di 1,30 metri e piombando infine sul piazzale sottostante di via Petrone. La vittima precipitò e finì per sbattere la testa contro il marciapiede: i soccorsi furono purtroppo inutili perché la donna perse la vita sul colpo.
Su quella tragica morte la procura decise di indagare disponendo l’autopsia sul corpo della vittima: il consulente concluse poi che quella lesione alla testa era stata fatale per la donna.
Nella relazione, infatti, il perito spiegò che il decesso era da «ricondurre a frattura mielica per trauma fratturativo del tratto cervicale della colonna vertebrale» aggiungendo inoltre che non risultava dagli esami alcuna «patologia cardiaca» che potesse aver «determinato una condizione preesistente responsabile ipoteticamente del decesso precedentemente alla caduta». Insomma, per il medico legale la donna non era caduta in seguito a un malore, né aveva patologie che potessero spiegare la morte diversamente da quel terribile impatto.
Nella prossima udienza, fissata a maggio, a parlare sarà il difensore dell’uomo e dopo eventuali repliche delle parti, toccherà poi al giudice Elvia Di Roma ritirarsi in camera di consiglio ed emettere sentenza.