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Quel Volto Santo «alle Monacelle»: da Martina Franca la storia di un’effigie amata e misteriosa

 
Ottavio Cristofaro

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Ottavio Cristofaro

Quel Volto Santo «alle Monacelle»: da Martina Franca la storia di un’effigie amata e misteriosa

Suor Carmela, 87 anni, è l’ultima custode. «U curdunidd» è l’antico centro pulsante della vita cittadina in cui si rifugiarono gli ebrei

Giovedì 17 Aprile 2025, 11:08

MARTINA FRANCA - Tutti la chiamano la “chiesa delle Monacelle”, ma in realtà quel luogo è intitolato a Santa Maria della Misericordia. Custode di questo posto è suor Carmela, al secolo Anna Castellana, che da più di 70 anni ha dedicato tutta la sua vita al Signore sotto la regola di Sant’Agostino.

È l’ultima delle monache rimaste a presidio del convento di clausura, l’opera pia iniziata da Aurelia Imperiali, moglie di Petracone V, ottavo duca di Martina, rivolta alle ragazze bisognose per salvarle da un futuro infausto.

Suor Carmela vive ancora qui ed è l’ultima testimone della storia di questo luogo posizionato nell’ex quartiere ebraico, dove si rifugiarono i cittadini ebrei di Oria a seguito delle incursioni saracene. Siamo all’ingresso della zona denominata in dialetto martinese “U Curdunnid”, antico centro pulsante della vita cittadina. La sua clausura non è più rigida come un tempo, eppure resta rispettosa e silenziosa, anche oggi che l’opera pia non c’è più con la gestione dell’immobile da parte della Fondazione «Caracciolo - De Sangro» che ne gestisce un museo al suo interno tramite l’operato dell’Aps Liberuomo.

Ma la devozione dei martinesi verso la chiesa delle Monacelle resta viva più che mai e si fa accesa soprattutto durante la Settimana Santa, con la visita alla piccola chiesetta. È proprio qui che si cela una storia affascinante e intrisa di sacralità: quella del Volto Santo. È un’immagine racchiusa in una cornice d’argento e conservata con venerazione per secoli, che ancora oggi suscita emozione nei fedeli. E ha una storia affascinante.

Tutto ebbe inizio a Siena, come testimonia una placca argentea apposta alla base: un’iscrizione in latino narra della creazione di una copia del volto di Gesù Cristo nel 1716, con l’approvazione di Papa Clemente XI. Era nata da un’altra copia autorizzata da Papa Urbano VIII, la cui immagine originale era però stata protetta da una scomunica pronunciata da Papa Paolo V contro chiunque ne avesse tratto riproduzione senza autorizzazione.

Un alone di mistero avvolge dunque le origini di questo Volto Santo, custodito proprio nella chiesetta di Santa Maria della Misericordia di Martina Franca. Secondo l’esperto Roberto Falcinelli, la placca argentea sarebbe un’aggiunta successiva e la preziosa targa con l’avvertimento di Paolo V potrebbe essersi perduta durante il suo peregrinare da Siena a Martina Franca. Un dettaglio che non fa altro che accrescere il fascino di quest’opera.

Il filo della storia si dipana nel XVII secolo, quando i frati cappuccini di Siena, con il permesso di Papa Clemente XI, donarono l’immagine al cardinale Innico Caracciolo, vescovo di Aversa e membro della nobile famiglia ducale di Martina. Fu così che il Volto Santo giunse in Puglia, trovando la sua prima dimora nella chiesa dei Cappuccini di Martina Franca.

Immersa nelle campagne della Valle d’Itria, la cappella a destra della chiesa dei Cappuccini venne riadattata per custodire degnamente il prezioso dono all’interno di una maestosa macchina lignea d’altare. Un ingegnoso sistema di ingranaggi, nascosto nel retablo e restaurato nel 2001, permetteva di ruotare un cilindro, mostrando alternativamente il Volto Santo e l’immagine dell’Addolorata. Un meccanismo che testimonia la cura e la devozione con cui l’opera veniva venerata.

Le vicissitudini storiche portarono poi alla soppressione degli ordini religiosi e all’esproprio dei beni ecclesiastici. Fu allora che donna Francesca del Giudice, duchessa di Martina, assunse un ruolo cruciale nella salvaguardia del Volto Santo. Trasferì la reliquia nel convento delle Monacelle, di proprietà della sua famiglia, affidandola alle cure delle monache agostiniane di clausura.

E così, ancora oggi, suor Carmela è l’ultima custode di questo tesoro: una monaca 87enne che con immutata dedizione espone il Volto Santo durante il tradizionale “giro dei Sepolcri” del Giovedì Santo. La storia di questa sacra effige è dunque un intreccio affascinante di arte, fede e devozione popolare. Un viaggio secolare che giunge fino ai nostri giorni, custodito con amore tra le mura di un antico convento e vivo nel cuore della comunità martinese.

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