Tre sentenze – conformi, direbbero gli addetti ai lavori - tra il 2012 e il 2017 hanno stabilito, oltre ogni ragionevole dubbio, che la 15enne studentessa di Avetrana Sarah Scazzi fu sequestrata e uccisa dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano, con la complicità di Michele Misseri (padre di Sabrina, marito di Cosima, zio di Sarah) che si occupò di far sparire il cadavere della povera ragazzina. Tre sentenze, copiosamente motivate, che però non hanno fatto cessare la tenzone tra colpevolisti e innocentisti, tra chi si fida del lavoro svolto dalla magistratura e dai carabinieri, e chi invece segue i coltivatori del dubbio, ritenendo di dover dare credito a qualcuna delle mille e una versioni date da Michele Misseri.
La contesa ha ripreso quota poco più di un mese fa con la scarcerazione, per fine pena, di Michele Misseri, con lo scontato, e spesso stucchevole, corollario di dirette, interviste esclusive lautamente retribuite, trasmissioni a tesi unica. Tanto rumore per nulla. Tante chiacchiere senza un reale contributo di verità. Perché se le tre sentenze conformi hanno cristallizzato la verità processuale dei fatti avvenuti ad Avetrana ormai quasi 14 anni fa, è evidente – per chi conosce gli atti – che c’è molto non detto e altrettanto non accertato rispetto a quello che realmente avvenne, e alla presenza di chi, quel maledetto 26 agosto del 2010 nell’abitazione della famiglia Misseri in via Deledda.
L’altro giorno Valentina Misseri, sorella di Sabrina, ha utilizzato la tribuna da sempre innocentista de “La Stampa” per sostenere di aver ricevuto una telefonata con la quale le è stato detto che sua zia Concetta – mamma di Sarah - voleva incontrare il padre Michele per un confronto. «Speravo da anni in un incontro privato – ha scritto Valentina...