TARANTO - I punteggi attribuiti dalla commissione comunale per l’assegnazione della gara d’appalto da 7 milioni di euro per i servizi cimiteriali sono stati assegnati falsamente dalla funzionaria Barbara Galeone anche grazie alla scarsa attenzione degli altri membri, i dirigenti comunali Michele Matichecchia e Carmine Pisano. Tutti e tre rispondono quindi del reato di falso, ma solo alla Galeone è contestata l’accusa di turbativa d’asta. È quanto emerge dalla lettura delle 36 pagine delle motivazioni depositate nelle scorse dai giudici del Riesame che il 22 gennaio scorso hanno negato gli arresti domiciliari chiesti dal pm Francesco Ciardo nei confronti dei tre.
Il collegio composto dal presidente Alessandro De Tomasi e dai giudici Sara Gabellone e Francesca Maria Guido, ha spiegato infatti che nel verbale della commissione di gara è scritto che i punteggi assegnati alle imprese candidate era attribuito un punteggio «come da prospetto» allegato, ma in realtà a quel documento non era stato allegato alcun prospetto: per i magistrati si tratta in realtà esclusivamente di un appunto scritto dalla Galeone sulla base dei punteggi forniti da tutti i membri, ma che successivamente sarebbero stati modificati senza che Pisano e Matichecchia sene siano accorti. Un falso a loro insaputa di cui però devono rispondere visto che anche loro hanno firmato gli atti di quel procedimento amministrativo. Per il Riesame, quindi, è stata Barbara Galeone ad aver lavorato per aggiustare la gara e favorire la Kratos: la condotta di Pisano e Matichecchia, scrivono i giudici, si è risolta nello svolgimento più (Pisano) o meno (Matichecchia) attento del compito loro attribuito, ma che si è comunque limitato nel rappresentare infedelmente i fatti in un atto pubblico, poiché convinti di aver determinato collegialmente i punteggi secondo un prospetto la cui materiale compilazione, invece, veniva poi effettuata in maniera difforme dalla Galeone in un momento successivo». Tutto questo per il Riesame «rende la loro condotta tale» da non essere sufficiente da sola ad attribuire a Pisano e Matichecchia una «negativa personalità» dato che i due dirigenti sono «affermati professionisti, incensurati, che non hanno alcun collegamento con i vertici formali e di fatto della società aggiudicatrice e non hanno alcun nesso con l’esecuzione del contratto relativo al predetto appalto dei servizi cimiteriali».
Anche per Barbara Galeone, assistita dall’avvocato Salvatore Maggio, il Riesame ha riconosciuto il reato di falso, ma non ha applicato gli arresti domiciliari chiesti dalla procura confermando l’interdizione di 12 mesi dalle sue funzioni già imposta dal gip Giovanni Caroli. I giudici, inoltre, hanno accolto l’appello del pm sull’accusa di falso anche per il dipendente comunale Tiziano Scialpi, già finito ai domiciliari e difeso dall’avvocato Andrea Silvestre. Infine la decisione è giunta anche la decisione per Filomena Clarisa Francisco, difesa dall’avvocato Michele Rossetti amministratrice della cooperativa Kratos che si è aggiudicata l’appalto finito nel mirino della Squadra Mobile: alla donna è stata riconosciuta anche l’accusa di corruzione che era stata esclusa nei suoi confronti dal giudice Caroli, ma anche in questo caso per il Riesame è sufficiente l’interdizione di 12 mesi e non gli arresti domiciliari.