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Taranto, sinistri falsi, ma premi veri: il pm chiede 9 condanne

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Taranto, sinistri falsi, ma premi veri: il pm chiede 9 condanne

Per un avvocato e due medici una pena intorno ai 3 anni. La struttura organizzativa per coordinare le frodi era composta dai bar gestiti da Antonicelli e da tre studi legali

Martedì 13 Febbraio 2024, 13:37

TARANTO - Sono otto le condanne chieste dal pubblico ministero Remo Epifani nei confronti di altrettanti imputati, tra cui avvocati e medici, che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato dopo il coinvolgimento nell'inchiesta sui sinistri fasulli denominata «Venere».

Al termine della requisitoria il magistrato inquirente che ha coordinato le indagini della sezione di polizia giudiziaria della PolStrada di Taranto, ha presentato il conto ad alcuni dei circa 90 imputati: la pena maggiore, a 5 anni e 4 mesi, è stata richiesta per Vincenzo Broggi, uno dei membri della presunta associazione che per l'accusa avrebbe preso parte ai sinistri «fantasma» per ottenere i risarcimenti dalle compagnie. Il pm Epifani ha inoltre chiesto una pena per 4 anni e 2 mesi per Piera Rizzo, difesa dall'avvocato Marcello Ferramosca e ritenuta al vertice del gruppo alle dirette dipendenze del presunto capo Francesco Antonicelli (difeso dall'avvocato Salvatore Maggio che ha optato per il rito ordinario), e ancora 4 anni e 2 mesi per Francesco Pizzolla, considerato dai poliziotti anche lui organico all'associazione, e poi 1 anno ad Annamaria Alfieri, collaboratrice dell'avvocato Ariana Aiello (che ha scelto il rito ordinario): la Alfieri avrebbe offerto il suo contributo, secondo la procura, alla costituzione a tavolino degli incidenti accompagnando e preparando prima delle visite medico-legali i soggetti coinvolti nel sinistro.

Le richieste di condanna hanno inoltre riguardato anche tre professionisti: un avvocato e due medici. Condanna a 3 anni è stata avanzata per l'avvocato Francesco Guido, assistito dal collega Francesco Nevoli, e poi 3 anni e 6 mesi per il medico Govanni Bosco, difeso dall'avvocato Donato Salinari, e 3 anni e 4 mesi per un secondo medico Antonio Valentini difeso dall'avvocato Salvatore Maggio. Infine 10 mesi di reclusione per una donna che avrebbe preso parte a un solo incidente ritenuto fasullo.

La parola subito dopo è passata ai legali delle cinque compagnie assicurative che si sono costituite parte civile: gli avvocati Claudio Petrone, Silvio Caroli, Luca Orabona e Gianni De Cataldis, hanno presentato la richiesta di risarcimento dei danni. Nella prossima udienza la parola passerà al collegio difensivo delle decine di imputati che non hanno voluto il rito alternativo.

Secondo l’accusa i 13 ritenuti parte dell'organizzazione pianificavano incidenti a tavolino, predisponevano fasulla documentazione medica, indicavano testimoni inesistenti e poi inoltravano domanda di risarcimento attraverso la constatazione amichevole: la compagnia risarciva i danni e le somme venivano divise tra tutti i partecipanti. L’organizzazione, secondo il pm Epifani, era guidata da Antonicelli: nel suo interrogatorio, l’uomo aveva ammesso di essere la mente di tutto. Con lui operavano Rizzo e Pizzolla e poi gli avvocati Guido, Aiello, Luigi Acquaviva ed Enrico Bruno e i medici Valentini e Bosco.

Il tribunale del Riesame aveva annullato la misura l’avvocato Guido e i medici Bosco e Valentini, ma per la procura l’accusa resta. I magistrati avevano spiegato che la presunta associazione «agisce e viene percepita all’esterno come una vera e propria impresa, che rende un servizio alla comunità e che come tale opera sul mercato, soffrendo anche la concorrenza di altre imprese analoghe»: la struttura organizzativa si compone di alcuni bar gestiti da Antonicelli e Rizzo, ma «anche e soprattutto – scrivono i giudici – degli studi legali dei professionisti» Bruno, Acquaviva e Aiello che «non potevano non essere consapevoli che i rispettivi studi professionali fungessero da struttura dell’organizzazione per la commissione delle frodi assicurative».

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