TARANTO - L’anno scorso «a Taranto l'inquinamento è aumentato». Nel quartiere Tamburi crescono «polveri sottili e benzene. I dati della centralina Arpa di via Orsini descrivono un peggioramento nel 2023. L'anno appena passato è risultato peggiore del 2022 che a sua volta aveva registrato un peggioramento rispetto al 2021. Ma l’Ilva non aveva adottato le migliori tecnologie disponibili con l'Aia?». Lo sostiene Alessandro Marescotti, presidente dell'associazione ambientalista Peacelink, a proposito dei dati rilevati dall'agenzia regionale protezione ambientale della Puglia.
«I dati Arpa Puglia elaborati con Omniscope si riferiscono all’intero 2023, che risulta peggiore del 2022, a sua volta peggiore addirittura del 2021», rileva. «Pur essendo diminuite le produzioni», sottolinea. Nei dati Arpa elaborati da Omniscope si può notare che nel quartiere Tamburi nella centralina più vicina all’Ilva, (via Orsini), «il benzene nel 2023 aumenta del 14,93% rispetto al 2022; e nel 2022 risulta esserci un aumento del 15,35% rispetto al 2021; il Pm10 (polveri sottili ndr), aumenta nel 2023 del 22,09% rispetto al 2022; nel 2022 era già aumentato del 16,69% rispetto al 2021; il Pm10 supera i limiti di legge (40 microgrammi al metro cubo) e arriva a 40,93 microgrammi al metro cubo».
«Neanche una parola sulla tutela dell’ambiente e della salute a Taranto nelle parole dei ministri del governo Meloni: nelle dichiarazioni dei membri del governo, non si fa cenno ai dati ambientali registrati dalle centraline Arpa Puglia, né all’impatto sulla salute dei tarantini e degli operai Ilva» scrivono in una nota congiunta, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, e la rappresentante pugliese della Direzione Nazionale di Europa Verde, Fulvia Gravame. Eppure, aggiungono, «i dati Arpa, elaborati da Omniscope, mostrano inequivocabilmente come l’inquinamento atmosferico da PM10 e benzene, sostanze cancerogene secondo lo IARC, sia in preoccupante aumento negli ultimi anni, specialmente nel quartiere Tamburi, centralina di via Orsini, quella più vicina all’Ilva. È inquietante che tali incrementi avvengano mentre gli impianti producono al minimo, circa tre milioni di tonnellate annue». Il governo, proseguono i due ecologisti, «si concentra su ulteriori investimenti negli impianti Ilva, senza specificare per fare cosa e trascurando l’attuazione dei principi costituzionali relativi all’ambiente e alla salute. Quale obiettivo persegue aumentando la quota di proprietà? Intende accettare l’aumento di produzione di acciaio con la stessa tecnologia attuale come chiede appunto Acciaierie d’Italia nella richiesta di nuova Aia?». Per dare «risposta a queste domande - annunciano - sarà presentata un’interrogazione parlamentare per chiedere la chiusura degli impianti Ilva e l’avvio di un percorso unitario che identifichi settori alternativi di investimento a beneficio della comunità locale».