TARANTO - Sono sei le persone che rischiano di finire a giudizio dopo il coinvolgimento nell'ultima inchiesta sulle attestazioni fasulle al termine di corsi professionali. È stato il pubblico ministero Filomena Di Tursi a chiede il rinvio a giudizio di due persone della provincia di Taranto, due di Roma, un leccese e un partenopeo. L'accusa è di aver messo in pedi una vera e propria associazione a delinquere per lo smercio di certificazioni fasulle al termine di percorsi formativi che costavano anche migliaia di euro agli ignari allievi che si iscrivevano.
Secondo l'accusa c'era chi esaminava i corsisti e certificava il superamento del corso professionale, chi promuoveva ed organizzava i falsi corsi professionali, chi rilasciava i falsi attestati professionali: un sistema ben rodato che secondo il pm Di Tursi si “associavano al fine di commettere truffe nei confronti di numerose persone” a cui venivano rilasciati falsi attestati con l'approvazione della Regione Puglia e della Regione Campania. Reati commessi nel territorio tarantino e non solo tra il 2017 e il 2021.
Nei guai sono finiti rappresentanti della fondazione “Forma Italia" e del "C.S.M. - Centro Stile e Moda e Formazione".
L'inchiesta è partita dalla denuncia di una donna raggirata: indotta a iscriversi al corso teorico e pratico organizzato dalla Fondazione Forma Italia ha versato la somma complessiva di 2mila 700 euro in parte in contanti ed in parte mediante bonifici per ottenere al termine del percorso un attestato da Operatore Socio Sanitario e sperare di trovare lavoro nella sanità, ma alla fine ha scoperto che quel corso non è riconosciuto dalla Regione Puglia dato che l'ente, secondo l'accusa, non è accreditato. È così ha presentato la denuncia che ora ha messo nei guai i sei imputati che nei prossimi giorni dovranno comparire dinanzi al giudice per le udienze preliminari.