TARANTO - È stato condannato a 6 anni e 2 mesi di reclusione un 56enne della provincia di Taranto arrestato dai carabinieri a novembre scorso con l’accusa di tentata violenza sessuale e di violenza sessuale consumata ai danni di un minorenne affetto da deficit psichico.
Il collegio di magistrati, presieduto dal giudice Filippo Di Todaro, ha emesso ieri mattina la sentenza con la quale ha inflitto una pena lievemente più alta di quella avanzata dal pm Francesco Sansobrino che aveva chiesto la condanna a 6 anni di carcere: il tribunale ha inoltre disposto che un giudizio civile debba quantificare il risarcimento nei confronti della vittima e dei genitori, costituiti parte civile attraverso l’avvocato Domenico Bavaro.
Nell’indagine lampo dei militari dell’Arma, durata appena due settimane, gli investigatori hanno documentato che dall’estate 2022, l’uomo che abitava nello stesso condominio del minore, avrebbe non solo cercato di far compiere al giovane atti sessuali contro la sua volontà, ma in un caso - nei primi giorni di novembre – era riuscito ad attirare la vittima con una scusa nella sua abitazione è lì avrebbe allungato le mani nelle parti intime del minore. A scoprire tutta la vicenda era stata la madre del ragazzino, affetto anche da un handicap psichico: questi una sera di novembre era tornato a casa in lacrime e aveva brandito un coltello urlando «ora scendo giù e gli taglio la gola». La madre aveva riportato il figlio alla calma ed era riuscita a farsi spiegare quanto accaduto. Il minore le aveva anche mostrato una foto che era riuscito a scattare dopo che l’uomo lo aveva fatto entrare e chiuso in casa. La donna era così corsa dai carabinieri a denunciare tutto: le indagini in breve tempo hanno permesso raccogliere anche le dichiarazioni del minore, ascoltato dal pm Sansobrino in modalità protetta, con l’ausilio di uno psicologo nella sala «Una stanza per sé» destinata agli ascolti protetti.
Nell’ordinanza che alcuni mesi fa aveva portato in carcere il 56enne, il gip Benedetto Ruberto aveva spiegato che la detenzione era necessaria perché «le modalità e le circostanze dei fatti» hanno mostrato «una spiccata pericolosità sociale» dell’uomo che «non ha esitato più volte a molestare sessualmente un giovane vicino, con handicap psichico, per appagare la sua insana libido». Il giudice, inoltre aveva evidenziato come «l’elevata gravità dei fatti denunciati e l’odiosità dei comportamenti delittuosi attestano una propensione alla manifestazione di impulsi sessuali da parte dell’indagato talmente spiccata da vincere l’eventuale resistenza riveniente dalla consapevolezza della minore età» e la disabilità della della vittima. La procura aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato e ieri, a distanza di meno di un anno dai fatti è giunta la sentenza di primo grado.