TARANTO - Nonostante diversi solleciti dell’Autorità di sistema portuale e del Comitato di gestione del porto, all’appello mancherebbe ancora il piano di Acciaierie d’Italia delle movimentazioni portuali previste per l’anno in corso. E così, dopo l’ultima convocazione di un tavolo a cui era stata invitata caldamente a partecipare la direzione di Acciaierie d’Italia, andata però deserta senza giustificazione alcuna da parte dell’azienda, è scattato l’ultimatum.
L’incontro era previsto per il 27 aprile e doveva servire per acquisire proprio le suddette informazioni. Soprattutto alla luce del fatto - come lasciano trapelare fonti vicine all’Autorità di sistema portuale - che dalla lettura delle statistiche del primo trimestre 2023 sarebbe emerso un ulteriore calo delle movimentazioni portuali, in carico e scarico, sulle banchine in concessione alla società.
Acciaierie d’Italia Spa non solo non avrebbe partecipato alla riunione in questione, ma non avrebbe inviato nemmeno una comunicazione di eventuale impedimento alla stessa o, ancora, la richiesta di spostare la riunione in un’altra data.
Già a metà maggio, inoltre, era partito l’ennesimo sollecito quando la stessa Autorità di sistema portuale aveva reiterato al concessionario delle banchine (Acciaierie, appunto) l’invito a far pervenire un formale riscontro trasmettendo il piano delle movimentazioni portuali, in carico e scarico, previsto sulle banchine affidate in concessione nel 2023. La richiesta aveva anche una scadenza: 10 giorni dalla data di ricezione della nota. Tra l’altro, nel testo della concessione stessa verrebbe indicato l’obbligo di corrispondere a tutte le richieste dell’autorità portuale per rilevamenti statistici, studi economici e ricerche di mercato concernenti le attività di sbarco/imbarco ed inoltro terrestre, nonché a fornire dati e notizie riguardanti la struttura societaria, la consistenza del personale, l’ammontare e la tipologia degli investimenti realizzati. Invece nulla, silenzio assoluto.
Di qui si sarebbe proceduto all’avvio di una sorta di ultimatum di due settimane che - stando alle poche notizie trapelate - potrebbe portare addirittura all’avvio di un procedimento di revoca/decadenza della stessa concessione. La mancanza di traffico e il decremento acclarato delle movimentazioni, oltre a determinare una perdita importante per le entrate per il porto di Taranto, starebbe provocando forti ripercussioni negative anche sull’operatività dei servizi e delle imprese portuali e non garantirebbe il proficuo utilizzo delle aree demaniali marittime.