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Taranto, Fitto interviene a convegno su transizione energetica: «Importante verifica uso risorse europee»

 
Redazione online

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raffaele fitto

foto d'archivio

«Nel piano Repower riduzione consumi»

Sabato 13 Maggio 2023, 14:11

20:05

TARANTO - «Un adeguamento della programmazione esistente è necessario. Quando si parla di una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non lo si fa esclusivamente per una scelta politica, che pure sarebbe giustificata, ma perchè ci sono elementi di contesto come le conseguenze della pandemia e la guerra in Ucraina a cui si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime e al fatto che la Commissione europea ha proposto nei mesi scorsi il 'REPowerEU' che è un regolamento con il quale mette in campo la priorità energetica per dare una risposta agli elementi di novità a una domanda nuova e punta a raggiungere l’auspicata indipendenza dal gas russo». Lo ha detto il Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, intervenendo in videocollegamento al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia intitolato «Transizione energetica e competitività industriale. Il ruolo del Sud Italia». 

Su questo tema, ha aggiunto Fitto, «il governo sta lavorando sostanzialmente per fare due scelte. La prima è collegata a una visione che il presidente del Consiglio ha voluto all’inizio della legislatura, che è mettere insieme le risorse del Pnrr con un Ministero apposito, considerando che si parla del più grande piano di investimenti che ci sia mai stato dal dopoguerra ad oggi in Italia. La seconda scelta è quella di mettere insieme le deleghe della Coesione, del Pnrr e degli Affari europei per avere una interlocuzione e una visione unica e gestire in modo coordinato l’utilizzo delle risorse europee».

«Il governo appena insediato ha assunto, e l’ho fatto io personalmente, l’impegno di verificare lo stato di attuazione dell’uso delle risorse europee per il periodo 2014-2020. Lo abbiamo fatto nei confronti dei ministeri, nei confronti delle regioni, di tutti gli enti attuatori. Pochi numeri ci aiutano a comprendere la complessità della situazione che abbiamo di fronte. Nella programmazione 2014-2020, a fronte di 126 miliardi di euro disponibili tra risorse europee, nazionali, regionali, del Fondo di Sviluppo e Coesione , la percentuale di spesa dopo 9 anni è pari al 34%.

Si comprenderà la difficoltà conseguente». Così il Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo da remoto al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia intitolato «Transizione energetica e competitività industriale. Il ruolo del Sud Italia». "Quando ci approcciamo al Pnrr - ha spiegato il Ministro - le risorse sostanzialmente raddoppiano, parliamo di 220 miliardi, e gli anni di fatto si dimezzano perchè scendiamo a 5 anni in quanto il termine per completare gli investimenti del Pnrr è il giugno del 2026. La conseguente percentuale dell’utilizzo di queste risorse è un elemento di forte preoccupazione sul quale stiamo lavorando. In che modo? Utilizzando l’opportunità della definizione del 'REPowerEU', mettendo in campo un piano che possa guardare al tema della crisi energetica del nostro Paese». Fitto ha aggiunto che è stato avviato «un tavolo di confronto con le principali aziende, Eni, Enel, Snam e Terna, per individuare con loro quali possono essere i progetti che hanno la funzione dal punto di vista infrastrutturale di rafforzare l'economia strategica del nostro Paese e siamo a un buon punto di lavoro comune».

«C'è bisogno di un coordinamento per evitare che ci siano delle sovrapposizioni e che la programmazione nella Coesione 2021-2027, che si aggiunge al Pnrr, risorse europee di cui non parla nessuno che ammontano ad altri 80 miliardi di euro, possa muoversi in modo scoordinato. L'idea è quella di creare dei vasi comunicanti perché se è vero che il Pnrr ha come termine di scadenza giugno 2026 la programmazione delle risorse europee per il periodo 2021-2027 ha un termine finale di rendicontazione il 31 dicembre del 2024. E poi c'è il terzo Fondo, quello di Sviluppo e Coesione, che non ha un termine perché sono risorse nazionali». Lo ha dichiarato il Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo da remoto al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia intitolato «Transizione energetica e competitività industriale. Il ruolo del Sud Italia». «La scelta del governo - ha continuato - è quella di coordinare questi diversi fondi e di avere dei vasi comunicanti che possono utilizzare la capacità progettuale, che è sempre stata elemento di difficoltà per il nostro Paese e soprattutto per il Mezzogiorno d’Italia. Occorre intervenite correggendo alcuni elementi distorsivi che sono alla base della incapacità, piaccia o non piaccia, di spesa delle risorse europee fino ad oggi». L'obiettivo, ha spiegato il Ministro, «è quello di trasformare dei programmi che si dividono, polverizzandosi, in decine e decine di migliaia di interventi in pochi grandi obiettivi con degli interventi strategici che siano in grado di poter modificare strutturalmente le condizioni di sviluppo di un territorio. La sfida è questa, accanto a quella di mettere in campo un sistema di interventi che possa sostenere il nostro sistema imprenditoriale e industriale».

ENERGIA: RIDUZIONE CONSUMI NEL PIANO REPOWER

«Oltre ai progetti con le principali aziende di Stato, la seconda gamba sulla quale costruiremo il 'Repower' è quella collegata al tema della riduzione dei consumi e dell’efficientamento energetico. Basti ricordare che nella fase precedente alla crisi energetica, nella nostra prima legge finanziaria messa in piedi in un solo mese di tempo, le risorse disponibili erano 35 miliardi e 21 miliardi sono stati destinati per un sostegno alle famiglie e alle imprese per il caro energia. L’obiettivo del 'Repower' è che queste risorse non vengano più utilizzate come una sorta di 'una tantum' per andare incontro a una situazione di crisi momentanea, ma di avviare un sistema di incentivi che possa, sul fronte dell’efficientamento energetico, sostenere e risolvere strutturalmente il problema delle famiglie e delle imprese». Così il Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo in videocollegamento al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia su Transizione energetica e competitività industriale. "Il Repower - ha precisato Fitto - diventerà un capitolo aggiuntivo del Pnrr e si collegherà anche a un’altra valutazione che stiamo facendo. Ovvero che su un piano di 220 miliardi con il termine del giugno 2026 per il completamento, dire che tutti gli interventi non saranno totalmente ultimati entro quella data e immaginare una revisione di questi interventi per riprogrammarli mi sembra sia un’azione spinta dal buon senso. A giugno del 2026 l’alternativa è quella di avere il danno di perdere queste risorse e la beffa che se i progetti sono in avanti il governo si potrebbe trovare nelle condizioni di dover recuperare altre risorse per sostenere questo gli stessi progetti. E sarebbe un paradosso». 

EX ILVA: SITUAZIONE COMPLESSA

«Parliamo della più grande acciaieria d’Europa che richiede un ragionamento abbastanza attento che non ripeta gli errori del passato. Non c'è dubbio che bisogna accelerare la visione e le scelte su questo tema, sul passaggio in maggioranza dello Stato è una questione un pò più complessa». Lo ha affermato il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, partecipando da remoto al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia intitolato «Transizione energetica e competitività industriale. Il ruolo del Sud Italia». Fitto ha riposto a un intervento del presidente regionale di Confapi, Carlo Martino, che chiedeva al ministro «una mano per accelerare al massimo l’entrata dello stato nell’Ilva e fare in modo che si possano portare avanti progetti molto significativi legati alla decarbonizzazione. Stiamo andando - ha detto Martino - verso transizione energetica, bisogna accelerare al massimo queste procedure».

Per il ministro si tratta di «un problema annoso per il quale è preferibile prendersi qualche giorno di approfondimento in più piuttosto che una scelta accelerata che magari produca difficoltà più complessive successivamente». Taranto, ha osservato ancora il Ministro, «rappresenta una delle realtà in cui le contraddizioni sono evidenti di carattere ambientale collegate allo sviluppo. Capisco che si è sempre tentato di usare un approccio secco, ma penso sia arrivato il momento di immaginare una soluzione ragionata che può contare sulla riprogrammazione delle risorse del Pnrr, nel 'RepowerEu' e soprattutto nel programma di Coesione Jtf, di competenza del mio ministero, che prevede 1 miliardo e 200 milioni, di cui 800 milioni destinati a Taranto e 400 al Sulcis».

Questa, ha ribadito, «può rappresentare un’occasione importante insieme alle condizioni di intervenire innanzitutto sugli investimenti esistenti e sulle presenze attuali sulle quali il governo è sul pezzo. E penso che sia importante immaginare le soluzioni e utilizzare al meglio le risorse. Da una parte bisogna avviare realmente una transizione energetica e ambientale che sia in grado di dare una risposta piena ai cittadini di questo territorio ma al tempo stesso non bisogna perdere il profilo e la vocazione di un un territorio». Sono intervenuti in videocollegamento il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e il presidente nazionale Confapi Cristian Camisa. Il sindaco Rinaldo Melucci ha parlato dell’ipotesi di accordo di programma per l’ex Ilva e della necessità che ha il territorio di affrancarsi dalla monocultura siderurgica.

L'INTERVENTO DI FRANCESCO PAOLO SISTO

«Nel momento in cui noi parliamo di transizione, di competitività industriale, all’interno di questi concetti c'è un codice comportamentale di rapporti tra pubblico e privato». Lo ha affermato il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, intervenendo da remoto al convegno organizzato a Taranto da Confapi Puglia intitolato «Transizione energetica e competitività industriale. Il ruolo del Sud Italia».

«Questo passaggio - ha aggiunto - troverà ulteriore dimostrazione in un argomento di mia specifica competenza: la rilettura, probabilmente abolitiva, dell’abuso d’ufficio. Che non riguarda solo i pubblici amministratori». Una pubblica amministrazione più libera e senza la burocrazia difensiva, il braccino corto, la paura della firma, è una pubblica amministrazione che aiuta l’impresa ad essere più fluida ed il rapporto pubblico-privato ad essere più efficiente. Siamo difronte ad un cambiamento epocale dei rapporti pubblico-privato - ha concluso Sisto - tra pubblica amministrazione e cittadino, ma soprattutto ad una ripresa di dialogo tra il pubblico e il privato, tra lo Stato e l’impresa, in modo da creare una sorta di nuova compattezza tra i due istituti».

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