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Ex Ilva, Peacelink: «Sindaco si opponga a proroga termini Aia»

 
Redazione online

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Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

L'ex Ilva di Taranto

L’appello del presidente Alessandro Marescotti in occasione della riunione dell’Osservatorio Ilva per il monitoraggio dell’attuazione del Piano ambientale

Mercoledì 29 Marzo 2023, 12:10

12:15

TARANTO - «Il sindaco di Taranto chieda al ministero dell’Ambiente di non concedere alcuna proroga richiesta da Acciaierie d’Italia per la piena messa a norma degli impianti dello stabilimento Ilva che l’azienda attualmente sta gestendo in condizioni critiche e che oggettivamente, si pensi ad esempio ai picchi di benzene, generano preoccupazione nella popolazione locale più attenta alle questioni della salute, dell’ambiente e della sicurezza». E’ l’appello che il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti rivolge al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci in occasione della riunione dell’Osservatorio Ilva per il monitoraggio dell’attuazione del Piano ambientale, prevista per oggi.

L’associazione ambientalista esprime «la sua più profonda preoccupazione per le proroghe richieste da Acciaierie d’Italia riguardanti la certificazione di prevenzione incendi presso lo stabilimento Ilva di Taranto. In particolare, sulla base della documentazione disponibile sul sito dell’Osservatorio, l’azienda prevede ben 39 proroghe, che riguardano gli altoforni, le acciaierie, il trattamento fossile e coke, l’attività della fornace a calce PCA, l’area produzione lamiere, e così via, traguardano nel migliore dei casi il 2025 e nel peggiore dei casi la data del 31 dicembre 2027». Secondo Marescotti, «è necessaria una chiarezza globale su tutta la vicenda Ilva: il sindaco si dovrebbe schierare contro la concessione del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per quegli impianti non a norma e che costituiscano ancora un rischio inaccettabile per la salute, la sicurezza e l’ambiente». L'ambientalista considera «particolarmente grave la proroga relativa alla prevenzione incendi per i nastri trasportatori che dovevano risultare coperti fin dai tempi di Vendola. Non è pensabile che si chiedano altri anni per garantire la sicurezza dei lavoratori e della comunità locale».

Legambiente: «Ipotesi proroga termini Aia è una vergogna»

«L'ipotizzata, ennesima proroga del termine per l’ultimazione degli interventi previsti dall’Aia per l’ex Ilva di Taranto è una vergogna, l’ennesimo schiaffo in faccia alla città». Lo afferma Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, in merito alla richiesta avanzata dall’azienda di proroga dei termini per l’attuazione di alcune prescrizioni previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale che oggi sarà esaminata nella riunione in videoconferenza dell’Osservatorio Ilva. «Ricordiamo - aggiunge Franco - che si tratta di un’Aia varata nell’ottobre 2012, quindi oltre 10 anni fa, che è stata oggetto di ritardi continui e relative proroghe che ogni volta allontanavano nel tempo interventi indispensabili per la tutela della salute di cittadini e lavoratori e per l'ambiente».

Per la presidente dell’associazione ambientalista "è inconcepibile che Acciaierie d’Italia possa prospettare oggi, senza conseguenze, la necessità di ulteriori slittamenti, non di giorni, ma di diversi mesi e, spesso, anni, per una miriade di interventi, dagli impianti di raccolta delle acque meteoriche dell’area a caldo a quelli degli sporgenti marittimi, da impianti di captazione ed abbattimento fumi alle componenti elettriche di vecchia generazione disseminate nello stabilimento, per finire con gli impianti la cui bonifica verrà effettuata a fine vita, o alla loro fermata». «Il Ministro dell’Ambiente - chiede Lunetta Franco - intervenga per imporre il rispetto delle scadenze previste, rigettando al mittente le richieste di proroga». L’ambientalista ricorda «che, peraltro, l'attuale Aia è dal 2019 oggetto di un riesame di cui si sono perse le tracce. È evidente che finché il nodo degli assetti societari non sarà sciolto definitivamente ritardi e inadempienze sono destinati a ripetersi anche in merito alla indispensabile decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto. E anche questo è inaccettabile».

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