Domenica 07 Settembre 2025 | 08:22

Ex Ilva, parla Emiliano: «Il management di Acciaierie Italia è inadatto». Sindacati: «Lavoratori vogliono cambio governance»

 
Redazione online

Reporter:

Redazione online

michele emiliano all'Ilva

Lo ha affermato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, oggi a Roma, durante la manifestazione contro la gestione dell’ex Ilva organizzata dai sindacati davanti al Parlamento

Mercoledì 11 Gennaio 2023, 18:00

20:16

TARANTO - «C'è una rivolta nei confronti del management di Acciaierie d’Italia, considerato dall’intero panorama istituzionale e sindacale come inadatto alla gestione della fabbrica: non si riesce a far tornare al lavoro tutti coloro che sono in cassa integrazione, non si riesce a far quadrare i bilanci dell’azienda, c'è continuamente bisogno che lo Stato metta dentro soldi e sono soldi pesantissimi in questo momento». Lo ha affermato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, oggi a Roma, durante la manifestazione contro la gestione dell’ex Ilva organizzata dai sindacati davanti al Parlamento. «Mi auguro - ha concluso Emiliano - che questa manifestazione culmini con un’audizione alla commissione Ambiente e che sia consentito a tutti coloro che ordinatamente e pacificamente stanno manifestando qui a Roma di esporre il proprio punto di vista. Con la speranza che si avvii una dialettica tra Parlamento, Governo e istituzioni locali per giungere ad una soluzione».

«Personalmente ho un buon rapporto con il ministro Urso e ha tutta la mia comprensione e collaborazione. Su questa vicenda ho cominciato con Renzi, sono passato da Gentiloni, poi Conte 1 e Conte 2, Draghi e adesso Meloni. Sembra incredibile che con gli sforzi che l’Italia produce per questa fabbrica, e con la pena e i lutti che vengono inflitti ai tarantini, non si riesca a trovare la soluzione definitiva per un impianto considerato strategico». Lo ha affermato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, oggi a Roma, durante la manifestazione contro la gestione dell’ex Ilva organizzata dai sindacati davanti al Parlamento. "Non possiamo - ha aggiunto - che condividere la decisione dei lavoratori dell’ex Ilva di Taranto e delle istituzioni locali di manifestare davanti al Parlamento per farsi ascoltare dalle istituzioni romane che da anni ci trascinano in situazioni penose per i lavoratori e penose per chi in famiglia ha avuto lutti a causa dell’inquinamento e degli incidenti sul lavoro. Non è bastato un processo importante, con una sentenza di grande rilievo dal punto di vista dell’accertamento dei reati commessi contro la salute; non sono bastati tanti governi diversi e tanti presidenti del Consiglio, senza mai trovare una soluzione definitiva per una fabbrica, che per ammissione di tutte le istituzioni nazionali, viene considerata strategica». "Nonostante ciò - ha concluso - si continua a sopportare sia la perdita di salute da parte di cittadini, sia la perdita di occupazione da parte dei lavoratori e delle imprese dell’indotto, che vengono sottoposti, tutti, sistematicamente, a pressioni inaccettabili».

«L'insoddisfazione generale nei confronti della legge finanziaria aumenta pensando che quasi un miliardo di euro a disposizione dei cittadini italiani verrà consegnato nuovamente a questa gestione. Ci auguriamo che tale intervento da parte dello Stato nell’azienda determini l'individuazione di un management più condiviso, che ci consenta finalmente di avere un rapporto leale e di totale correttezza». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano oggi a Roma, durante la manifestazione contro la gestione dell’ex Ilva organizzata dai sindacati davanti al Parlamento. "Questa - ha aggiunto - è la posizione di tutte le istituzioni locali, credo senza distinzione di partito. E soprattutto è la posizione unitaria di Regione Puglia, Comune di Taranto, Comuni dell’area della fabbrica e sindacati. Questa è la nostra idea su Acciaierie d’Italia ed è la piattaforma sulla quale oggi si sta svolgendo questa manifestazione».

IL COMMENTO DI MELUCCI

«Nella confusione che la vicenda sta attraversando, proveremo a dare un contributo proattivo al Governo e proporremo noi la nostra idea di accordo di programma sull'ex Ilva, muovendo dagli studi già prodotti dalla Regione Puglia». Lo afferma il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, che oggi ha partecipato a una manifestazione organizzata dai sindacati Fiom, Uilm e Usb davanti al Parlamento. «L'ex Ilva - aggiunge Melucci - non è una questione di destra o di sinistra, non si fa politica sulla pelle delle persone. Non si può più sbagliare e non c'è tempo da perdere. Su questa base c'è oggi una grande consapevolezza da parte degli Enti locali, del mondo del lavoro e del sistema di imprese, al netto di residuali strumentalizzazioni». Secondo il sindaco di Taranto, «solo lo Stato può garantire gli investimenti, le misure normative e la traiettoria tecnologica utili a consentire finalmente una produzione all’avanguardia, sottoposta a concrete tutele ambientali e sanitarie, poiché tutti i rotoli di acciaio dell’ex Ilva non valgono il futuro di un solo bambino della terra ionica». «Ci prepariamo all’incontro del prossimo 19 gennaio presso il Ministero delle imprese e del made in Italy - afferma ancora Melucci - per chiedere al Governo che si acceleri sul controllo pubblico dello stabilimento siderurgico, si volti presto pagina dalla disastrosa gestione ArcelorMittal, non si tergiversi su anacronistici scudi penali e si ancorino le erogazioni concordate dal Ministro Adolfo Urso all’avvio di un tavolo interistituzionale con la comunità locale»

LA PAROLA DEI SINDACATI

«Ribadiamo che lo Stato, attraverso Invitalia, debba acquisire Il controllo pubblico e la gestione degli impianti per garantire la corretta gestione dei 680 milioni di euro stanziati e necessari per la ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia». E’ quanto sottolineato in un documento che i segretari Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno consegnato oggi alla Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, nel corso di una manifestazione che si è tenuta dinanzi a Montecitorio. All’iniziativa hanno partecipato delegati sindacali, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, alcuni sindaci dell’area ionica e diversi parlamentari. I sindacati confermano intanto l’iniziativa di mobilitazione sotto Palazzo Chigi del 19 gennaio in occasione del vertice sull'ex Ilva convocato dal ministro Urso e lo sciopero dalle 23 del 18 gennaio alle 7 del 20 gennaio. Fiom, Uilm e Usb ritengono «indispensabile il cambio di governance in quanto uno stabilimento ritenuto di interesse strategico nazionale non può essere gestito da chi ha, di fatto, depauperato una fabbrica che stenta a produrre più di tre milioni di tonnellate annue anche a causa dell’assenza di interventi strutturali e di manutenzione straordinaria e ordinaria necessari a garantire un futuro per la siderurgia dentro ad un processo dl transizione ecologica che diventa una sfida fondamentale anche per l’attuale Governo». 

Durante l’iniziativa a Montecitorio sull'ex Ilva di sindacati ed enti locali e l'incontro con la Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, i segretari territoriali di Taranto di Fiom, Uilm e Usb Francesco Brigati, Davide Sperti e Francesco Rizzo hanno presentato anche i risultati del quesito referendario sottoposto ai lavoratori nel corso delle assemblee in cui si è discusso dell’ultimo decreto salva-Ilva approvato dal Consiglio dei ministri. Ai lavoratori dello stabilimento siderurgico si chiedeva se fossero «favorevoli ad un intervento diretto dello Stato attraverso una ricapitalizzazione immediata dell’attuale gestione di Acciaierie d’Italia, al fine di garantire risorse pubbliche per un rilancio della produzione ed un inequivocabile processo di transizione ecologia e di prospettiva industriale». Sono state 6111 le schede valide su 6326 votanti. In 6041 si sono espressi per il Sì (il 98, 85%), mentre sono stati 70 i No (1.15%), 92 le schede nulle e 123 quelle bianche.
«Il dato emerso dal referendum - osservano le organizzazioni sindacali - ci consegna una chiara volontà da parte dei lavoratori di voler cambiare pagina e porre fine ad una gestione che, evidentemente, ha dimostrato di non aver nessun interesse a garantire un serio rilancio dello stabilimento siderurgico. Per tali ragioni riteniamo necessario aprire una fase di ascolto e confronto con il Governo ed il Parlamento, in fase di conversione del Decreto Legge, affinché si possano determinare delle scelte strategiche per definire politiche industriali e ambientali in grado di rilanciare non solo Taranto, ma l’intero tessuto produttivo e manifatturiero del nostro Paese».

«I lavoratori dell’ex Ilva insieme alle loro organizzazioni sindacali chiedono al governo che l'erogazione di nuove risorse non sia svincolata da un intervento riguardo alla governance, in un’azienda che vede anche oggi un ruolo preminente di un soggetto privato che in questi anni non ha garantito nè lo sviluppo di questo insediamento produttivo nè la tutela dei livelli occupazionali." Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni incontrando vicino a di Palazzo Chigi la delegazione dei lavoratori dello stabilimento pugliese oggi a Roma per richiedere di accelerare l’intervento pubblico.
«I lavoratori chiedono un riequilibrio e una maggiore centralità del ruolo pubblico. Ritengo questa una richiesta non solo giusta - conclude il leader di SI - ma sacrosanta, che sosterremo nelle commissioni parlamentari competenti».

«Il governo in carica deve decidere adesso come dare discontinuità alla cattiva gestione di un asset strategico per il nostro sistema manufatturiero e per l'economia dell’intera provincia di Taranto assumendo la gestione del gruppo. Non è più accettabile l’instabilità e l'incertezza determinata dalla continua rinegoziazione di patti tra Stato ed ArcelorMittal sulla governance dell’ex Ilva, continuando a lasciare la gestione a Mittal; non sono accettabili i piani industriali disattesi, gli accordi sindacali non rispettati, i licenziamenti nelle ditte di appalto». Lo dichiarano Guglielmo Gambardella e Davide Sperti, rispettivamente segretario nazionale Uilm per la siderurgia e segretario responsabile Uilm Taranto, a margine dell’iniziativa sindacale che si è svolta oggi a Montecitorio presso la Commissione Ambiente Territori e Lavori Pubblici.
«Con il referendum tenutosi in questi giorni in fabbrica - aggiungono - i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto hanno espresso la volontà che il governo intervenga per assicurare una prospettiva industriale, ambientalmente compatibile, che garantisca il lavoro. Dopo oltre 10 anni di sofferenze e incertezze diciamo basta alla cassa integrazione e agli interventi estemporanei con cui si sprecano denari pubblici senza alcuna certezza di futuro».
Nel vertice ministeriale «del 19 gennaio - concludono i sindacalisti - in concomitanza con lo sciopero nelle fabbriche e nell’indotto, ribadiremo al ministro Urso le istanze dei lavoratori e chiederemo un progetto industriale serio e definitivo, che assicuri l’ambiente e il lavoro. Un progetto che dia la possibilità ai sindacati di contribuire al rilancio dell’azienda, come già fatto con l’accordo del 6 settembre 2018, in armonia con le necessità dei cittadini di Taranto».

«Ci sono storture nel decreto e bisogna accelerare con l’intervento pubblico. Abbiamo consegnato a Montecitorio l’esito della consultazione fra i lavoratori sul futuro dello stabilimento di Acciaierie d’Italia di Taranto in previsione dell’incontro del 19 con il Governo. Si riconferma l'esigenza di sostenere il percorso di conversione in legge del decreto con iniziative di confronto e di mobilitazione con il Governo e con le commissioni parlamentari competenti». Così Gianni Venturi, responsabile nazionale Siderurgia della Fiom, e Francesco Brigati, segretario generale della Fiom di Taranto, a margine della manifestazione sindacale a Roma di oggi sull'ex Ilva. «Occorre far prevalere - hanno puntualizzato - l’interesse strategico nazionale con l’acquisizione anche temporanea, ma da subito, del controllo pubblico del gruppo. Infatti la situazione da un punto di vista impiantistico, produttivo e occupazionale è assolutamente drammatica e insostenibile. Non si può pensare di arrivare al 2024 in queste condizioni».

«Ribadiamo che lo Stato, attraverso Invitalia, debba acquisire Il controllo pubblico e la gestione degli impianti per garantire la corretta gestione dei 680 milioni di euro stanziati e necessari per la ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia». E’ quanto sottolineato in un documento che i segretari Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno consegnato oggi alla Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, nel corso di una manifestazione che si è tenuta dinanzi a Montecitorio. All’iniziativa hanno partecipato delegati sindacali, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, alcuni sindaci dell’area ionica e diversi parlamentari. I sindacati confermano intanto l’iniziativa di mobilitazione sotto Palazzo Chigi del 19 gennaio in occasione del vertice sull'ex Ilva convocato dal ministro Urso e lo sciopero dalle 23 del 18 gennaio alle 7 del 20 gennaio. Fiom, Uilm e Usb ritengono «indispensabile il cambio di governance in quanto uno stabilimento ritenuto di interesse strategico nazionale non può essere gestito da chi ha, di fatto, depauperato una fabbrica che stenta a produrre più di tre milioni di tonnellate annue anche a causa dell’assenza di interventi strutturali e di manutenzione straordinaria e ordinaria necessari a garantire un futuro per la siderurgia dentro ad un processo dl transizione ecologica che diventa una sfida fondamentale anche per l’attuale Governo».

«Abbiamo ribadito la nostra posizione, confortata dagli esiti del referendum con il quale i lavoratori si sono espressi in maniera chiara a favore della ricapitalizzazione da parte dello Stato con più del 98%. La posizione è univoca con il territorio». Lo ha detto Francesco Rizzo dell’Esecutivo confederale Usb dopo la manifestazione sull'ex Ilva a Roma a cui hanno partecipato sindacati, enti locali e diversi parlamentari. «Abbiamo spiegato alla Commissione Ambiente Territori e Lavori Pubblici della Camera - ha osservato Rizzo - che non accettiamo che lo Stato continui a buttare soldi mettendoli nelle mani della multinazionale e pretendiamo che ci sia una svolta . Noi il 19 saremo sotto il ministero, sciopereremo con i lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in As e appalto chiedendo con forza al governo che ci sia quanto meno un riequilibrio della governance. Questa gestione ha fatto diventare la fabbrica un colabrodo, ha mandato in sofferenza le imprese dell’appalto e ha tolto qualsiasi speranza ai lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria. Noi - ha concluso il sindacalista - vogliamo tutelare lavoro e salute: qui è in ballo il futuro di Taranto».

LE REAZIONI

«Questo decreto è l’ennesimo inutile segnale di debolezza e incapacità che il Governo e lo Stato stanno dando al Paese e alla comunità di Taranto. Mentre si continua a regalare denaro pubblico ad una gestione fallimentare degli stabilimenti, migliaia di cittadini, l’intero personale dell’azienda e tutti i loro familiari vivono un dramma quotidiano fatto di rassegnazione e paura per il prossimo futuro. Oggi gli operai dell’ex Ilva hanno protestato duramente davanti a Montecitorio e noi eravamo qui con loro e con le organizzazioni sindacali, esattamente come lo siamo stati negli ultimi anni, per dire al Governo che è giunta improrogabile l'ora di decidere. I lavoratori si sono espressi quasi all’unanimità per un avvicendamento della governance, condizione ineludibile per dare agli stabilimenti di Taranto una vera prospettiva di rilancio e di sviluppo sostenibile. Per trasformare la decarbonizzazione dallo stato di promessa a quello di realtà servono risorse e volontà, requisiti che oggi mancano a sufficienza. Per questo, insieme alle rappresentanze sindacali, il Partito Democratico chiede che il Governo, nelle persone del Presidente Meloni e del Ministro Urso, ascoltino attentamente ciò che da mesi un’intera comunità sta chiedendo: più lavoro e sicurezza, in un quadro di sostenibilità ambientale e zero rischi per la salute.» Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Ubaldo Pagano, Marco Simiani, Marco Lacarra, Claudio Stefanazzi, Chiara Braga, Sara Ferrari, Augusto Curti.

«Oggi sono andato a portare la mia solidarietà e la mia vicinanza ai lavoratori Ex Ilva in presidio davanti Palazzo Chigi. Con il decreto Aiuti avevamo previsto un aumento di capitale finalizzato al cambio di governance di Acciaierie d’Italia. Il Governo Meloni, invece, ha annacquato questo obiettivo. Noi ci impegneremo per far cambiare questo orientamento e per garantire che quelle risorse consentano di superare un assetto che non ha garantito gli obiettivi del rilancio e della transizione ecologica». Lo scrive su Fb Andrea Orlando che posta anche una foto del suo colloquio con gli operai dell’ex Ilva che hanno manifestato a Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)