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Ex Ilva, muro contro muro tra governo e sindacati

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

gru Ilva di Taranto

Verso la mobilitazione dell’11 gennaio. Pronto lo sciopero di 32 ore

Martedì 03 Gennaio 2023, 13:19

TARANTO - «Con noi devono discutere, con le organizzazioni sindacali, insieme al territorio, per decidere esattamente quale deve essere il futuro di quella fabbrica». È il messaggio che Fiom, Uilm e Usb inviano al governo e ad ArcelorMittal in vista della manifestazione unitaria dell’11 gennaio a Roma, a cui parteciperanno gli enti locali. Iniziativa che sarà accompagnata da uno sciopero nello stabilimento di Taranto di 32 ore. La mobilitazione è stata decisa dalle segreterie sindacali e dalle Rsu (domani iniziano le assemblee con i lavoratori) per protestare contro il decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre scorso. La norma prevede che i 680 milioni, già stanziati, possano essere utilizzati fin d’ora quale finanziamento soci convertibile in aumento di capitale, il che consentirebbe a Invitalia, attraverso la modifica dei patti parasociali, di assumere la maggioranza prima del 31 maggio 2024. Ma nel decreto si parla anche di target di produzione superiori a quelli conseguiti nell’ultimo biennio e di ripristino dello scudo penale.

Per il 19 gennaio è fissato il Tavolo convocato dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso. Con i sindacati, tuttavia, è ancora muro contro muro. Secondo il segretario generale della Fiom di Taranto, Francesco Brigati, «non è possibile dare ulteriori risorse pubbliche all’amministratore delegato di ArcelorMittal che in questa fase gestisce Acciaierie d’Italia. Il perché lo abbiamo ricordato in questi mesi e in questi anni: è una gestione fallimentare sotto tutti i punti di vista. Siamo stati ripetitivi nel dire che mancavano le manutenzioni ordinarie e straordinarie, il fatto che le ferie venivano tramutate in cassa integrazione, come i permessi per la 104 e la malattia. Tutte conseguenze di una mancata interlocuzione da parte di questa azienda che evidentemente ha deciso di depredare questo territorio e di mettere in ginocchio la fabbrica, i lavoratori e la città».

Il segretario generale della Uilm di Taranto Davide Sperti fa rilevare che «lo stabilimento di Taranto era la più grande Acciaieria d’Europa, adesso continua a perdere quote di mercato, vende semilavorati, cosa che non è mai successa in 60 anni di storia di quello stabilimento. C’è un record negativo di produzione perché siamo al 50% della capacità produttiva se va bene. La multinazionale ricatta il governo dicendo: o mi date quel miliardo o io distruggo lo stabilimento peggio di come sto facendo e danneggio tutti i lavoratori e i cittadini di questa provincia. Noi non ci stiamo».

In meno «di 60 giorni - attacca Francesco Rizzo dell’Esecutivo confederale Usb - è clamorosa la giravolta del ministro Urso e del Governo che cambiano la posizione sull’ex Ilva: dall’equilibrio della governance di uno Stato che intende controllare la fabbrica al Governo che regala soldi alla multinazionale cosciente che la stessa non farà nulla in materia occupazionale e ambientale. L’Esecutivo ha inoltre previsto una sorta di scudo penale intervenendo sui procedimenti riguardanti gli stabilimenti di interesse nazionale. Tutto questo è molto grave».

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