TARANTO - Stop alla plastica anche da (alcuni) mitilicoltori tarantini. Le reti in cui, dopo alcuni mesi, il novellame si trasforma in cozza pronta per essere poi immessa sul mercato potrebbero essere costituite con la canapa o con l’agave. I test sono in corso e, così come conferma alla Gazzetta, l’assessore allo Sviluppo economico, nonché vicesindaco di Taranto, Fabrizio Manzulli, «stanno già dando risultati positivi e interessanti». In altre parole, in attesa di avere l’anno prossimo conferme definitive, il prodotto sarebbe migliore. E, per dirla senza mezzi termini, la cozza sarebbe anche più grande. Questi due progetti, coordinati dal Comune di Taranto (il secondo, quello attuato con le fibre d’agave è curato dal Cnr) sono un esempio concreto dell’economia circolare. Che pensa allo sviluppo, ma rispettando l’ambiente. Se questo modello venisse accettato da tutte le cooperative, i mitili non verrebbero più prodotti tenendo per dieci mesi della plastica in mare, ma la canapa sciogliendosi diventerebbe poi nutrimento per la fauna marina garantendo gli equilibri dell’ecosistema.
È ancora Manzulli a far sapere che «in attesa dei risultati dei test, avvierò dei bandi per favorire l’insediamento di società start up che magari puntino alla valorizzazione di alcuni terreni abbandonati sulle sponde del Mar Piccolo e per farlo il Comune, dopo la recente firma di un protocollo d’intesa, farò ricorso alla piattaforma telematica Cererly fondata proprio nell’ambito di una start up da under 35».
Ma i mitilicoltori accetteranno delle novità così rivoluzionarie come quella dell’addio alla plastica per le retine delle loro cozze? Il vicesindaco è piuttosto ottimista: «La maggior parte di loro ha compreso che o il settore si innova oppure è destinato a soffrire. In questo contesto, l’iniziativa dell’Amministrazione sullo Slow food ha portato solo benefici. E poi, loro stessi - commenta l’assessore allo Sviluppo economico - sanno bene che un prodotto biologico ora conquista maggiori quote di mercato rispetto ad uno che non rispetta completamente l’ambiente».
La canapa, dunque. È, come ricorda il sito canapaindustriale.it, al centro di una sperimentazione per essere utilizzata come rete per le cozze tarantine, presidio Slow Food, che può portare a diversi risvolti produttivi e ambientali. Primo tra tutti la riduzione dell’inquinamento e dell’impatto ambientale visto che, sostituendo la plastica per contenere le cozze che stanno per mesi sotto l’acqua, è un materiale che si biodegrada senza problemi e senza contaminare le acque e i mitili che, non dimentichiamo, diventeranno cibo per l’uomo. Poi c’è l’aspetto della crescita delle cozze che, infatti, crescono di più rispetto a quelle nelle reti sintetiche o di plastica, moltiplicando il volume anche di sei volte.
Infine c’è un’interessante opportunità più in generale, che è quella di creare una filiera sostenibile che, dai campi di canapa, permetta la lavorazione della fibra per ottenere le reti. Ed è anche l’ennesima rivincita della canapa, che, proprio a causa della diffusione del nylon e di altre fibre sintetiche, ha rischiato di sparire dai nostri campi.
«È una sperimentazione - precisa Manzulli - iniziata un anno fa con altri sistemi, come le reti in Mater-Bi, che è un amido di mais, ma vogliamo provare anche altri materiali non inquinanti. Da questo primo test che abbiamo fatto le reti in canapa sembrano funzionare bene. Tra l’altro, nel tempo, in gran parte si sciolgono senza lasciare nessun residuo inquinante nel nostro ecosistema di Mar Piccolo e continueremo con la sperimentazione, che ora è giunta a metà del progetto». Ma, in realtà, ammette lo stesso vicesindaco, anche quelle in agave «stanno dando risultati molto, ma molto incoraggianti. E poi, il ordinamento scientifico del Cnr ci dà ampie garanzie di autorevolezza».