TARANTO - Quarta dose negli over 80: non c’è una grande risposta. Il dato provinciale riflette la bassa percentuale di adesione riscontrata a livello nazionale. Eppure nel mese di marzo i contagiati nella Provincia di Taranto ammontano a 21.108, dati ottenuti dal rendiconto del sistema interno sul totale dei tamponi eseguiti, mentre le terapie intensive non hanno mai raggiunto la soglia critica, rimanendo su numeri bassissimi, 2, 3, 4. «Osservando l’evidenza fornita dai dati dei positivi e confrontandola con i pazienti ospedalizzati in condizioni critiche, emerge l’importanza del vaccino. Dobbiamo convincere tutti, dai nostri anziani che devono sottoporsi alla quarta dose ai più resistenti, coloro i quali ancora non hanno aderito alla campagna vaccinale più grande della storia moderna».
Michele Conversano, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Taranto, racconta la fatica e la lenta partecipazione degli over 80 a quella che è definita second booster o quarta dose. «Il liberi tutti e la necessità di ritornare alla tanto agognata normalità ci devono portare ad arrivare a quella data con il maggior numero di anticorpi a disposizione. I vaccini sono vittime di se stessi – commenta Conversano, precisando – perché con il tempo la malattia diventa lieve e si avverte meno il bisogno di vaccinarsi. Tanto vale soprattutto per il passato quando grazie ai vaccini sono scomparsi la poliomelite, il vaiolo. Ciò non avverrà con il Covid, ma il vaccino fa la differenza perché a fronte di migliaia di casi, 21.108 ribadisco, si contano sulle dita di una mano i casi di quanti hanno occupato le terapie intensive». Scendendo nel dettaglio, dei 21.108 positivi a Taranto, 2155 hanno eseguito un tampone molecolare, il resto, 18.953 l’antigenico. «Se in epoca prevaccinale avessimo registrato 21.000 positivi, sarebbe stata una strage. Il vaccino cambia le sorti della popolazione, che lo accettiamo o no». È un dato incontrovertibile con il quale siamo chiamati a confrontarci soprattutto alla luce delle prossime restrizioni che portano a volte a «ridurre il discorso ad evitare il vaccino alla luce delle riaperture, quando queste ipotesi sono inconciliabili perché il vaccino ci salva la vita e ne abbiamo le prove». Il tono di Conversano è fermo e deciso. «Dobbiamo fare in modo che i nostri anziani e coloro i quali appartengono alle categorie più fragili comprendano che sono i più suscettibili e solo grazie al vaccino possono invertire la rotta di un virus che resterà in mezzo a noi ancora a lungo».
Sul sito istituzionale dell’Asl sono segnalate le aperture dei centri vaccinali ma ci si può anche presentare a sportello libero, invocando il proprio diritto ad essere immunizzati e protetti da un virus che ha decimato migliaia di persone. I non vaccinati, sebbene con un rischio molto più elevato di non superare il Covid, sono paradossalmente protetti dalla stragrande maggioranza dei vaccinati, ma «poiché il contagio prolifera anche attraverso i vaccinati, la loro protezione rimane comunque minima. Chi non ha ancora eseguito il vaccino, lo faccia quanto prima». È questo l’appello accorato di Michele Conversano che ha seguito l’andamento della pandemia dall’inizio, quando tra i protagonisti della cabina di regia regionale ha attivamente contribuito a prendere decisioni per il bene di tutti.