TARANTO - «Sentiamo molto parlare di transizione ecologica, abbiamo da poco un ministero dedicato, ma quale territorio se non il nostro è così emblematico dei guasti italiani?». Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, nel suo messaggio alla comunità in occasione della cerimonia de «U pregge», la consegna del simulacro argenteo di San Cataldo al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Evento che quest’anno coincide con il Giubileo per i 950 anni del ritrovamento del corpo del patrono. «Dall’ex Ilva, passando per le scorie radioattive della Cemerad, ad arrivare alla discarica Vergine - ha aggiunto - , abbiamo ferite aperte che possono essere sanate solo con la forza di una tradizione tutta meridionale costituita da valori resistenti e durevoli che dobbiamo riscoprire. E preghiamo San Cataldo affinché sia presto disponibile anche l’importante contributo promesso dal Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo».
Secondo monsignor Santoro «la pandemia non può farci dimenticare la sofferenza che l’intera comunità ionica, che questa terra martoriata, subisce da troppo tempo; non può farci dimenticare i lutti e le malattie dovute all’inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra». A causa del Covid «il mondo intero - ha detto ancora - si è ritrovato nella condizione che noi conosciamo bene, scegliere tra salvaguardare la salute o il profitto, l’uomo o l’economia, il vile ricatto al quale dobbiamo finalmente sottrarci». L’arcivescovo ha affermato inoltre che "il lavoro che manca, la monocultura industriale, l’inquinamento e le malattie ad esso legate, il poco rispetto per il bene comune, ci impegnano in una sfida epocale che chiama in campo la responsabilità di ogni singolo». Di «bonifiche - ha concluso monsignor Santoro - qui si parla da anni, gli impegni assunti sono caduti insieme ai governi che si sono succeduti. Il clima di incertezza sfianca anche la speranza più ostinata e ora abbiamo un’ultima opportunità con i fondi del Next Generation Ue e del Recovery Plan: restiamo insieme, uniti, facciamo fronte comune perché il nostro territorio possa finalmente risollevarsi».