TARANTO - Sesto giorno di requisitoria al maxi processo «Ambiente svenduto» sul presunto disastro ambientale causato dall’Ilva durante la gestione Riva, tra il 1995 e il 2013. A processo ci sono 47 imputati (44 persone e 3 società) tra ex proprietari e dirigenti della fabbrica e anche politici accusati di aver consentito ad Ilva di inquinare. Prosegue la lunga requisitoria del pubblico ministero Mariano Buccoliero, che sta parlando in aula da oltre 30 ore.
La maratona giudiziaria della procura, inizialmente programmata in sei udienze, richiederà probabilmente altre tre udienze della prossima settimana. Controlli taroccati per anni sui fumi inquinanti e gravi conseguenze dell’inquinamento sulla salute di cittadini e lavoratori, i temi trattati dal pm, che ha passato in rassegna alcune testimonianze raccolte durante i cinque anni di dibattimento riguardanti minacce per incutere timore e ottenere omertà affinché ciò che accadeva dentro la fabbrica non uscisse all’esterno e campioni di analisi preparati in laboratorio, «perfetti sulla carta», mentre quelli «scomodi» venivano distrutti. Giochi di prestigio, così li ha definiti il pubblico ministero, per «far sembrare paradiso ciò che in realtà era un inferno». «Ilva ha trasmesso dati ambientali tutti falsi prima del sequestro degli impianti. Questo non ci meraviglia. Sono state falsificate tutte le analisi per trasmettere una cokeria ad emissioni zero» ha detto il pm. Ma le sostanze pericolose, secondo l’accusa, hanno cominciato a calare solo dopo il sequestro degli impianti nel 2012.
Il pm ha ricordato come in passato i dati sulle emissioni dello stabilimento arrivavano ad Arpa direttamente da Ilva, sulla base di autocontrolli. «Tutto dipendeva dall’onestà di Ilva, sulla quale – ha ironizzato – ci permettiamo di avere qualche dubbio». Per il pm, anche l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale del 2011, fu scritta sui desiderata dell’Ilva, «con i limiti delle emissioni parametrati allo stato impianti che era disastroso», «un colabrodo di emissioni fuggitive imponenti». Uno stabilimento che per il pm «al punto di vista delle prestazioni ambientali, era rimasto quello di 60 anni fa. Si erano fatti interventi solo per migliorare la produzione». Per l’accusa sarebbe stato necessario prima fermare gli impianti e rifarli e poi applicare le migliori tecnologie dell’Aia. «Non a caso Perli - ha affermato Buccoliero riferendosi a Francesco Perli, uno degli avvocati consulenti dei Riva finito imputato a processo - diceva in una intercettazione che l’Aia l’avevano scritta loro». Riprendendo le conclusioni dei periti del giudice durante l’incidente probatorio, un momento che ancora in fase di indagini anticipa il processo, il pm Buccoliero ha ricordato che gli inquinanti di Ilva, diossina, Ipa, benzene, Pcb, «costituivano un serio pericolo per la popolazione e i lavoratori esposti».
Secondo i periti l’inquinamento di Ilva ha statisticamente causato malattie e morte.
Una fotografia impietosa del quadro di inquinamento diffuso e di rischio sanitario di origine industriale che poneva Taranto in fondo alle classifiche per i record negativi di impatto ambientale.