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Taranto, la «farsa» del modulo di terapia intensiva Covid

 
Redazione online

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Taranto, la «farsa» del modulo di terapia intensiva Covid

La denuncia di Maiorano (FdI): «È inagibile e mai utilizzato»

Domenica 23 Agosto 2020, 11:52

TARANTO - Dopo la questione Utin che sta interessando trasversalmente sia la campagna elettorale sia gli interessi della gente comune come dimostra la petizione on line lanciata dall’Associazione “Delfini e Neonati jonici” che ha raccolto oltre 14 mila firme per scongiurare definitivamente il rischio chiusura della struttura d’eccellenza della sanità tarantina, anche il modulo di terapia intensiva Covid-19, inaugurato dal presidente Emiliano nel mese di giugno e che nella seconda fase doveva servire a tenere separati i casi Covid dal resto dei reparti, finisce nel mirino della bagarre politica.

“Una farsa”, la definisce Giovanni Maiorano, componente del direttivo provinciale di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Maruggio. Che aggiunge: “Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni in merito ai pazienti positivi ricoverati presso il reparto di Malattie Infettive e Tropicali dell’Ospedale Moscati di Taranto che non vengono trasferiti nel nuovo modulo di terapia intensiva Covid-19”. La ragione del mancato utilizzo sarebbe perché “il modulo risulta essere inagibile e, quindi, inutilizzabile, in quanto non garantisce il cosiddetto percorso ‘sporco-pulito’ necessario per tutelare pazienti e operatori sanitari”. Indirettamente, da fonti sindacali dei medici ospedalieri e da altre fonti sanitarie, le denunce politiche sembrerebbero trovare sponda: ci sarebbero pazienti Covid più ricoverati negli ospedali tant’è che le preoccupazioni dei sanitari starebbero crescendo; inoltre, quel modulo-Covid non sarebbe mai stato collaudato perché assente un’area filtro.

A completare il quadro, la fonte sindacale parla di un “conto salato” fatto pervenire dalle case di cure private accreditate che nei mesi dell’emergenza sanitaria hanno ospitato i reparti di Oncologia ed Ematologia del Moscati. Un conto che, a fronte dei 25 mila euro previsti per il fitto, sarebbe complessivamente salito a circa due milioni sostanzialmente determinati dalla spesa per la diagnostica comunque effettuata dai pazienti trasferiti in quelle case di cura.
A tenere ancora banco, quindi, la questione Utin. Sarebbero stati 11 dalla chiusura della struttura per carenza di neonatologi intensivisti (dagli inizi di luglio), i neonati trasferiti a Bari ed Acquaviva delle Fonti perché presentano criticità che necessitano di cure intensive. I sei neonatologi al momento in servizio (di cui uno andrà in pensione a novembre, un’altra ha chiesto di passare alla medicina di base) sono appena sufficienti alla gestione del “Nido” che supporta il Punto nascita del SS. Annunziata che, essendo ospedale di secondo livello, deve invece avere una Utin. Ed è il recente bando per il reclutamento di specialisti del settore a convogliare preoccupazioni simili provenienti da diverse fonti. Il bando chiede, infatti, la disponibilità di specialisti (anche specializzandi) a tempo determinato (12 mesi), “non rinnovabili” aggiunge l’Anaao-Assomed (medici ospedalieri).

“Condizioni che nessuno specialista accetterebbe mai”, commentano addetti al settore. Così, se fonti mediche parlano di “ulteriore schiaffo alla città” e di “chiusura” della medicina dei bambini a Taranto ed invece della fondamentale necessità che sia il governo a farsi carico dell’emergenza neonatologi e presto anche di quella pediatri a Taranto, il sindacato dei medici non usa mezzi termini: “Chi pensano possa accettare simili condizioni in assenza di un concorso? Avrebbero potuto bandire il concorso e utilizzare le domande per assegnare gli incarichi ma hanno preferito, ancora una vola, giocare con le parole. A cosa serve un avviso a cui sicuramente non parteciperà nessuno? A dire: avete visto? Abbiamo fatto l’avviso ma non ci sono neonatologi?” La convinzione che ne ricava il sindacato è che, indipendentemente dalla malattia (vera) di alcuni neonatologi che ha finito col far collassare il servizio rispetto al quale da anni si registravano regolari grida d’allarme, l’Utin di Taranto fosse volutamente destinata a chiudere.

“Dopo toccherà forse anche alla Pediatria?” si chiede l’Anaao. “E cosa dire dell’oncologia pediatrica retta da borsisti? E’ tanto difficile fare un concorso e assumerli? Non bisogna neanche cercarli: sono lì”.

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