Presto una soluzione logistica per i pazienti oncologici in coda (battezzate le “file della vergogna”) sotto il sole torrido di questa prima estate, davanti all’ospedale Moscati, in attesa di entrare per effettuare la propria cura.
Potrebbe servire allo scopo una copertura climatizzata all’esterno dell’ospedale, magari utilizzando le tensostrutture della Protezione civile usate in piena emergenza Covid e che, ora dismesse, dovranno essere climazzate proprio per attutire il disagio. Una soluzione che richiederà comunque qualche giorno per l’allestimento.
È quanto assicurato ieri dal direttore generale dell’Asl Ta, Stefano Rossi, alla consigliera regionale Francesca Franzoso (FI) che, dopo aver evidenziato la scorsa settimana i disagi a cui stava andando incontro un certo numero di pazienti fragili quali, appunto, gli oncologici, l’altro ieri – vista la persistenza della cosa - era tornata a protestare ed a chiedere un incontro ai vertici aziendali.
Stessa protesta era giunta anche dal consigliere regionale Renato Perrini (FdI). Le soluzioni da mettere in campo potrebbero dover riguardare un periodo di tempo limitato, sostanzialmente il mese di luglio, in quanto ad agosto – è stato evidenziato – sarà pienamente funzionante la Radioterapia dove sono in corso lavori di adeguamento per l’arrivo dei nuovi macchinari. Ma i malati in attesa in coda all’esterno sono anche quelli che effettuano quotidianamente terapie chemioterapiche presso gli altri reparti dove, come nel resto delle strutture ospedaliere, vigono rigide regole anti-contagio e, dunque, ingressi scaglionati e fortemente contingentati.
Inevitabile che, anche con un’articolazione temporale diluita nel tempo, i pazienti siano nelle condizioni di dover comunque attendere. Cosa che, appunto, accade all’esterno, sotto il sole.
«Il dg Rossi sostiene che tali file già non si creano più – afferma la consigliera Franzoso -. Io sostengo che evidentemente le segnalazioni sono servite a prestare più attenzione. Personalmente, continuo a ricevere segnalazioni di questo tipo. Anche se la durata di tale attesa va riducendosi, una soluzione sia pure per un breve periodo va trovata, considerando la fragilità delle persone».
Inoltre, in merito ai pazienti oncologici costretti a fare la radioterapia fuori provincia nelle more del completamento dei lavori per l’allestimento dei nuovi macchinari, l’altro ieri l’Asl aveva precisato che si tratta del 40% di pazienti. Una trentina, numericamente, i pazienti in queste condizioni, è stato precisato ieri. In questo caso l’impegno assunto dall’Asl è quello di contattarli tutti per capire dove queste persone stanno incontrando problemi e quali i disagi che stanno vivendo.
«Ho lamentato che in questo momento alle persone viene fornito semplicemente un numero di telefono a cui rivolgersi personalmente – aggiunge Franzoso -. Non esiste alcuna corsia preferenziale in una sorta di rete interna che si faccia carico degli appuntamenti. Gli utenti lamentano, infatti, di aver chiamato ma non aver ricevuto risposta oppure di non aver avuto appuntamento a breve venendo considerati come pazienti che si presentano per la prima volta in una struttura ospedaliera diversa da quella propria di riferimento. È stato assicurato che anche questo aspetto troverà una soluzione e che il paziente che dovrà spostarsi fuori provincia per fare il trattamento, sarà preso in carico dal Coro (Centro orientamento oncologico). Sarà questo organismo a curare contatti e quant’altro. Il dg Rossi – conclude la consigliera Franzoso - ha assicurato che fornirà a breve un riscontro di quali sono le problematiche riscontrate da queste 30 persone e quali le modalità di risoluzione messe in campo dall’Asl».