È prevista nelle tre giornate 8, 9 e 10 giugno l’ispezione straordinaria dei commissari dell’Ilva in As nello stabilimento siderurgico di Taranto, che si sarebbe dovuta tenere l’1 giugno ma era saltata in quanto ArcelorMittal aveva comunicato la chiusura degli uffici per il ponte del 2 giugno. Lo si apprende da fonti sindacali.
La visita ispettiva, alla presenza dei tecnici della gestione commissariale, è stata programmata sulla scorta del documento di denuncia presentato da Fim, Fiom e Uilm al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, il 22 maggio scorso, in occasione di un sit-in di protesta davanti a Palazzo del Governo. Le sigle metalmeccaniche sostengono che la fabbrica si trova in uno stato di sostanziale abbandono e con la produzione portata al minimo storico, rilevando che non sono state programmate le manutenzioni e sono stati fermati impianti importanti come l'Acciaieria 1 e l’Altoforno 2, con un massiccio ricorso alla cassa integrazione con causale Covid.
Il direttore del personale di ArcelorMittal, Arturo Ferrucci, ha inviato alle organizzazioni sindacali la comunicazione relativa alla nuova richiesta di proroga, a partire dal 6 luglio prossimo, della Cassa integrazione ordinaria (Cigo), questa volta per un massimo di 8.157 dipendenti dello stabilimento di Taranto, per «un periodo presumibile di 9 settimane». Il personale coinvolto, tra quadri, impiegati e operai, allo stato attuale costituisce «l'intero organico aziendale al netto della struttura dirigenziale».
L’azienda spiega di trovarsi "nelle condizioni di dover procedere a una riduzione della propria attività produttiva a causa dell’emergenza epidemiologica Covid-19 ancora in atto», i cui effetti continuano «ad avere riflessi in termini di calo delle commesse e ritiro degli ordini prodotti, considerato altresì il blocco di parte delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali che hanno reso difficilissima, peraltro, anche la chiusura degli ordini e delle fatturazioni, visto il drastico calo registrato negli ultimi mesi dei volumi e di conseguenza delle attività produttive».
La società precisa che «nell’individuazione del personale da porre in sospensione si atterrà a criteri oggettivi derivanti dalle professionalità dei lavoratori coniugate alla quantità e alla qualità delle lavorazioni di volta in volta da eseguire».
LE PAROLE DEI SINDACATI - «L'azienda non ha mostrato alcuna disponibilità a ridurre il numero dei lavoratori da collocare in Cassa integrazione. Per questo confermiamo lo sciopero di 24 ore proclamato per domani dei lavoratori dei reparti Ima Est e Ovest (sporgenti del porto in uso al Siderurgico, ndr)». Lo sottolinea in una nota la Fim Cisl di Taranto, spiegando come i lavoratori di Ima siano i più colpiti dalla cassa integrazione per vari motivi legati a crisi di mercato, fermo attività e allerta meteo.
«Sembra - denuncia il sindacato - che stiano diventando questi dei lavoratori a 'chiamata'. Il numero della cassa integrazione, infatti, nei prossimi giorni, potrebbe diminuire ma solo per alcuni giorni, per un ordine aperto e per ritornare successivamente allo stesso numero di esuberi in Cigo». Lo sciopero è stato proclamato dalle Rsu Fim e Uilm.
«ArcelorMittal continua solo percorrendo la strada degli ammortizzatori sociali, va a senso unico e non va assolutamente bene,alla vigilia della presentazione del piano industriale, inoltra procedura di Cigo per tutta la forza lavoro». Lo dichiara Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi commentando la richiesta di ArcelorMittal di proroga della Cassa integrazione ordinaria (questa volta non con casuale Covid), a partire dal 6 luglio, presumibilmente per un periodo di 9 settimane, per un numero massimo di 8.157 dipendenti dello stabilimento di Taranto, ossia l’intera forza-lavoro a eccezione dei dirigenti.
«La multinazionale - aggiunge il sindacalista - continua a trincerarsi dietro gli ammortizzatori sociali, il governo deve intervenire subito, non può rimanere alla finestra o addirittura ancora al primo tempo. I lavoratori hanno bisogno di certezza nel futuro, il territorio di risposte che tardano ad arrivare». Il governo, conclude Prisciano, «continua con i soliti annunci, ma bisogna andare in maniera veloce nel fornire le risposte che i lavoratori attendono e che certamente non sono l'ammortizzatore sociale».