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ArcelorMittal, Catalfo: «10 giorni per soluzione definitiva». I sindacati: «Stato entri in azionariato». Resta stato d'agitazione

 
Redazione online

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Arcelor Mittal, scoppia il caso dei microchip nelle tute degli operai

Dopo l’incontro di questa mattina, richiamando il tempo indicato dall’azienda per la presentazione del piano industriale

Lunedì 25 Maggio 2020, 18:57

20:02

TARANTO - «Dieci giorni è un tempo massimo che bisogna darsi per trovare la soluzione definitiva» per ArcelorMIttal: lo ha affermato la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ospite di Sky Tg24 Economia, dopo l’incontro di questa mattina, richiamando il tempo indicato dall’azienda per la presentazione del piano industriale, che «valuteremo con estrema attenzione». Al tavolo «abbiamo affrontato sia la questione del piano industriale che della ripresa dell’attività produttiva e della salvaguardia dell’occupazione. E’ un asset strategico per il nostro Paese e coinvolge migliaia di lavoratori, per questo è un punto importante da seguire con attenzione. Abbiamo intenzione di non abbandonare e di risolvere in maniera definitiva», ha detto Catalfo.

LE PAROLE DEI SINDACATI - «Ritenendo gli interessi collettivi dei lavoratori e del territorio di Taranto incompatibili con quelli della multinazionale, Usb ha richiesto ai ministri presenti al tavolo (Patuanelli, Gualtieri, Catalfo) che lo stabilimento ritorni definitivamente sotto il controllo pubblico, con la presentazione di un accordo di programma che contenga garanzie occupazionali e che proceda verso una riconversione di carattere ambientale a tutela di tutto il territorio tarantino». Lo sottolinea in una nota l’Usb di Taranto riferendosi alla call conference con ArcelorMittal, commissari dell’Ilva in As e organizzazioni sindacali. Il tavolo ministeriale per Usb doveva servire a un chiarimento sulle "notizie di un possibile disimpegno da Taranto, ma nella sostanza ha riconfermato l’impostazione del Governo. E’ stata manifestata la volontà di chiudere» entro una decina di giorni su «un piano industriale» dell’azienda «di cui oggi però nessuno ha ancora alcuna contezza». Il Governo ha «dato una sua disponibilità - osserva Usb - ad una partnership di sostegno. L'Usb ha ribadito la sua totale indisponibilità a discutere di un piano industriale nuovo che rischia di portare con sé nuovi tagli dell’occupazione. Inoltre non è accettabile che davanti ad un’azienda che si sta dimostrando inadeguata alla gestione del contesto tarantino, lo Stato decida di intervenire nuovamente con soldi pubblici». Infine, l’Usb ha chiesto «il ritiro dei licenziamenti del personale che durante l’emergenza hanno denunciato situazioni su salute e sicurezza non congrue».

«L'Amministratore Delegato di ArcelorMIttal (Lucia Morselli, ndr) ha affermato di poter presentare il nuovo piano industriale entro 10 giorni. Per noi il tempo è largamente scaduto. Bisogna garantire il riavvio delle produzioni possibili, delle manutenzioni indispensabili, del risanamento ambientale e quindi il rientro dei lavoratori in tutti gli stabilimenti del gruppo consentendo una gestione della cassa integrazione in rotazione e traguardando il mese di giugno». Lo dichiarano Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, responsabile siderurgia nella segreteria Fiom, commentando l’incontro in conference call con i ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, ArcelorMittal, commissari dell’Ilva in As e le organizzazioni sindacali. "Per la Fiom - aggiungono - è necessario mantenere lo stato di agitazione in tutti i siti per evitare il rischio che i prossimi dieci giorni si trasformino in un semplice rinvio di responsabilità, a cui il Governo e ArcelorMittal non si possono più sottrarre». I sindacati hanno sollecitato il Governo e ArcelorMittal a "mettere - sostengono Re David e Venturi - tutte le carte sopra il tavolo, vale a dire la conferma o meno degli impegni assunti con l’accordo del 6 settembre 2018: il relativo piano industriale, i conseguenti investimenti e assetti societari, i livelli occupazionali e il risanamento ambientale. Per il governo che ha confermato l’intenzione di entrare nella compagine societaria, e per ArcelorMittal non sarebbero in discussione le prospettive legate alla presenza del gruppo in Italia». In particolare, «l'Amministratore delegato - concludono - ha confermato di voler mantenere formalmente e sostanzialmente tutti gli impegni assunti. Ma il punto è proprio questo. Fim, Fiom, Uilm non sono a conoscenza di tali impegni se non attraverso le dichiarazioni pubbliche».

IL COMMENTO DELLA POLITICA - «Negli incontri di oggi non sono arrivate le risposte sperate. Si apprende che Arcelor Mittal, purtroppo, ha preso ancora altro tempo, chiedendo dieci giorni in più presentare un piano. Dopo questa scadenza lo Stato deve entrare nell’azionariato senza indugi. E bene ha fatto il governo, attraverso la ministra Catalfo, a porre un limite temporale. Sono mesi che l’azienda avrebbe potuto chiarire le intenzioni, ma ha preferito giocare sulle ambiguità, alimentando un clima di inquietudine tra i dipendenti, fino all’esasperazione». Lo dichiara il deputato di èViva, Luca Pastorino, segretario di presidenza alla Camera per Leu.
«Manifesto - aggiunge Pastorino - la mia solidarietà ai lavoratori di Novi in protesta. Insomma, una vicinanza da Genova a Taranto. È un momento di difficoltà complessiva e servono certezze, non la cassa integrazione per l’emergenza Covid nonostante gli ordini arrivati. Nella giornata commemorativa di Guido Rossa, nello stabilimento di Genova Cornigliano, la ad di Arcelor Mittal Morselli aveva annunciato il rispetto degli accordi. Ora siamo di nuovo in ballo. È il tempo delle risposte definitive, altrimenti tocca allo Stato».

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