«Ho incontrato una delegazione di lavoratori ex Ilva, aderenti all’Usb, che manifestavano per rivendicare l’integrazione salariale, comprendendo le loro preoccupazioni. Chiaramente ci troviamo in situazioni difficili nei confronti delle quali si deve dare massima attenzione e anche delle risposte». Lo ha detto il nuovo prefetto di Taranto, Demetrio Martino, nel corso di un incontro con i giornalisti.
«Su questo piano - ha aggiunto - io mi sono già attivato con i canali che riguardano la comunicazione con il governo, e spero che si possa veramente andare insieme per cercare di rispondere alle aspettative dei lavoratori e quelle della collettività, che non devono essere in contrapposizione ma devono trovare un momento di unione e di coerenza».
Martino, proveniente dalla Prefettura di Matera, ha precisato che «la prima idea» che si è fatto è quella «di un territorio che ha grandi potenzialità e che sta giocando in questo momento una partita dal punto di vista strategico importantissima, con una grandissima attenzione da parte del governo». «Quindi - ha rilevato - questi anni saranno importantissimi per Taranto e la sua provincia, per pianificare un progetto di rilancio che possa portare questo territorio alle migliori condizioni possibili».
Il nuovo prefetto si è poi detto "orgoglioso di essere qui, di essere stato nominato in questa città così importante, in questo territorio magnifico che presenta qualche problema ma che ha anche ha una potenzialità elevatissima. Sarò al fianco della società per favorire e supportare ogni attività di progresso civile e sociale».
Per fare questo, ha concluso Martino ringraziando il suo predecessore Antonella Bellomo, trasferita a Bari, «è necessaria la giusta cornice di sicurezza. Incontrerò i vertici provinciali delle forze dell’ordine e faremo il punto della situazione. Lavoreremo in sinergia con le altre istituzioni nella convinzione che lo sforzo corale paga sempre e che comunque bisogna costruire una collaborazione in maniera che poi risultati positivi appartengano a tutti, senza la necessità ci debbano essere per forza dei solisti».
«Dovremo lavorare - ha concluso - come un’orchestra dove ognuno svolge il proprio ruolo».