TARANTO - Una rete in fibra di cocco per trattenere le polveri delle collinette ecologiche del quartiere Tamburi. È questo l’aspetto più innovativo del progetto. Del resto, «le misure di precauzione che si intende mettere in atto, sono state definite per eliminare, o comunque ridurre al minimo, i potenziali rischi per i soggetti esposti, con specifico riferimento alla popolazione residente ed ai plessi scolastici contigui al sito». È, in effetti, questo l’obiettivo contenuto nelle cosiddette misure precauzionali presentate alla Procura della Repubblica di Taranto, che come anticipato nell’edizione di ieri dalla «Gazzetta», lo scorso 5 luglio ha autorizzato l’avvio dei lavori per ridurre i rischi di contaminazione derivanti dalla presenza delle collinette ecologiche ex Ilva. Che, per la cronaca, insistono al quartiere Tamburi e che, nello scorso febbraio, erano state sequestrate dai carabinieri del Noe. Di conseguenza, per motivi precauzionali, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, aveva emanato due ordinanze sindacali con cui ha chiuso le sedi delle scuole «De Caroils» e «Deledda». E il piano presentato da Ilva in Amministrazione straordinaria (As) alla magistratura ha proprio l’obiettivo di far tornare, fià dal prossimo avvio dell’anno scolastico, i bambini tra i propri banchi.
Ma, esattamente, in cosa consiste quest’intervento? Si tratta, prevalentemente, della messa in opera di una biorete biodegradabile di cocco con funzione antierosiva abbinata e potenziata nei suoi effetti con l’idrosemina speciale di sedumi (ovvero, un genere di piante da fiori) arricchita di elementi utili all’attecchimento nella stagione calda in cui, peraltro, sono stati avviati gli interventi. L’idrosemina, per la precisione, è una tecnica sviluppata in seguito a studi di ingegneria naturalistica atta a rinverdire quelle aree dove un metodo di semina tradizionale risulterebbe inopportuno e insufficiente alla realizzazione di un manto verde a causa dell’azione erosiva di pioggia e vento.
In particolare, secondo il piano, la biorete di cocco consente di raggiungere gli obiettivi stabiliti. Questo sistema naturale, peraltro, non si oppone all’infiltrazione dell’acqua piovana nel terreno sottostante, quindi l’assenza. Inoltre, lo spessore della rete e la sua conformazione a cellette consente consente di smorzare l’azione del vento parallela alla scarpata stessa , favorendo al riduzione dell’erosione sia delle particelle di terreno che di quelle miste di terra e polveri, già presenti nella scarpata stessa. Secondo i proponenti, l’intervento dovrebbe rallentare la velocità del vento e dell’acqua in corrispondenza della superficie in modo da favorire il trattamento delle particelle attualmente presenti sulla scarpata sia, in futuro, di quelle che potrebbero depositarsi.
Il secondo intervento, invece, consiste nella realizzazione di una speciale idrosemina a spessore con pianta erbaceee xerofgile tappezzanti che appartengono al genere delle piante grasse. Tutto questo meccanismo, del resto, potenzia così l’effetto antierosivo della biorete di cocco, per contribuire anche a creare un miglior effetto visivo e paesaggistico dell’intervento.
Ma esattamente con quale materiale verrà realizzata l’opera proposta da Ilva in As e autorizzata dalla Procura della Repubblica? Il Bionet Hc consiste in una rete altamente biodegradabile realizzate in fibre di cocco intrecciate in modo da formare così una rete a maglia aperta. E per fissare la biorete potranno essere utilizzati picchetti in tondino di acciaio di un diametro di 8 millimetri piegato a «U» all’estremità, di lunghezza pari a circa 30 centimetri, oppure con dei picchetti biodegradabili in plastica di colore verde e lunghezza pari a 15 centimetri circa.
Inizialmente, così come sta accadendo a partire dall’altro ieri, i tecnici delle ditte individuate stanno provvedendo alla rimozione della cosiddetta vegetazione secca (erbacce); poi si passerà alla manutenzione degli alberi e, se possibile, degli arbusti. Successivamente, ci sarà lo sfalcio vegetale e qualunque materiale di risulta sarà smaltito, ovviamente, secondo qunato previsto dalla legge. Il prodotto, Bionet Hc 70, verrà fornito dall’azienda tedesca Huesker.