Martedì 07 Ottobre 2025 | 13:31

«Trasmetto ai giovani l'esempio di mio padre»: a Taranto Fiammetta Borsellino

 
Giacomo Rizzo

Reporter:

Giacomo Rizzo

«Trasmetto ai giovani l'esempio di mio padre»: a Taranto Fiammetta Borsellino

La figlia del magistrato ucciso dalla mafia: «Non ho mai perso la determinazione nella ricerca della verità»

Lunedì 20 Maggio 2019, 10:11

È la figlia minore di uno dei magistrati che fecero tremare la mafia, Paolo Borsellino, assassinato da Cosa Nostra il 19 luglio del 1992 insieme a cinque uomini della scorta. Cerca la verità sulla morte di suo padre, è un simbolo di resilienza, ha lo sguardo tenace e fiero di una siciliana che pretende fino in fondo giustizia. Giustizia che i processi, tanti, non hanno ancora restituito. Si commuove Fiammetta Borsellino quando riceve il “premio Eccellenza Franco Salvatore” del Magna Grecia Awards. Gli applausi del pubblico e delle altre premiate sono il riconoscimento all’impegno «morale e civile - è scritto nella motivazione - vissuto come figlia vittima di una strage che ha sconvolto la storia della nostra Repubblica. Seppur lacerata da un dolore sempre vivo, non ha mai perso la determinazione e la forza nella ricerca della verità disattesa, scuotendo le coscienze e seminando speranza soprattutto nei giovani». I giovani, appunto. Il desiderio di «condividere – ha spiegato Fiammetta Borsellino - con loro, che rappresentano il futuro, la mia esperienza personale. Lo faccio con molta umiltà, lo sento come un dovere civile, prima come figlia e poi come cittadina».


Fabio Salvatore, patron della manifestazione, l’ha definita una «donna di grande valore che nel lutto, nella sofferenza di un padre strappato, è riuscita a fare appassionata testimonianza». La figlia del magistrato aveva 19 anni quando la mafia mise in atto il suo piano di morte. Alle 16.58 una «Fiat 126» imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre di Paolo Borsellino, detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre al magistrato anche i cinque agenti di scorta. «Abbiamo avuto indagini - ha ammesso Fiammetta Borsellino - e processi fatti male. Oggi si sta cercando di capire grazie all'attività di nuove procure perchè tutto questo sia avvenuto. È ovvio che questo depistaggio, per quanto grossolano, è veramente un'offesa non soltanto all'intelligenza della nostra famiglia ma dell'intero popolo italiano». Nel 2017, ha poi ricordato soffermandosi sull’attività giudiziaria, «c'è stata una sentenza, quella conclusiva del Borsellino-quater, che ha definito quello di via D'Amelio il più grave e grande depistaggio della storia giudiziaria di questo Paese. Il depistaggio ha avuto l'effetto che doveva avere, cioè il passare del tempo. E il passare del tempo compromette quasi per sempre la possibilità di arrivare alla verità, ma non per questo si deve smettere di tendere ad essa perchè significherebbe perdere la speranza. E questo noi non lo riteniamo ammissibile».


Fiammetta Borsellino ha dedicato il premio «alle docenti e ai professori che si occupano - ha precisato - di educare i nostri figli. Quegli stessi figli che a volte si rivoltano contro i genitori. Credo che un Paese che abbia cura di se stesso debba investire sulla cultura e sulle scuole, deve farlo per andare avanti e per costruire un futuro con più prospettive».
Infine, il ricordo toccante di suo padre Paolo. «Lui diceva che la lotta alla mafia può essere fatta con quel cambiamento culturale e morale che deve passare prima di tutto per le nuove generazioni. Soltanto quando le nuove generazioni le negheranno il consenso, la criminalità organizzata avrà più possibilità di essere sconfitta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)