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Ilva: trattativa in stallo, per i sindacati si va avanti

 
Alessandra Flavetta

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Alessandra Flavetta

stabilimento Ilva

Lo scoglio nella trattativa per il siderurgico di Taranto è sempre lo stesso: il numero degli esuberi e la discontinuità contrattuale prevista Arcelor Mittal e che i sindacati respingono

Giovedì 24 Maggio 2018, 09:22

19:56

ROMA - La trattativa sull’Ilva tra i sindacati e la cordata Am Investco che ha vinto la gara per la cessione dei complessi aziendali del siderurgico è ripresa ieri mattina, in un albergo romano vicino alla sede dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm, a Corso Trieste, senza che l’esito del confronto sia stato diverso da quello della notte precedente: una fumata nera. Lo scoglio è sempre lo stesso, il numero degli esuberi e la discontinuità contrattuale prevista dall’azienda capofila, i franco indiani di Arcelor Mitta, per 10mila lavoratori, senza la garanzia che tutti i 14mila dipendenti del gruppo Ilva verranno riassorbiti entro il 2023, quando cesserà l’amministrazione straordinaria ed anche i lavori di bonifica in cui potranno essere utilizzati, a rotazione, gli esuberi dell’acciaieria.

Le possibili assunzioni da parte di controllate di Mittal per le attività esternalizzate dai nuovi compratori, non sono una garanzia sufficiente, in particolare per la Fiom e le Usb, che ruppero il confronto sull’ultima proposta di mediazione, avanzata dal Ministro dello Sviluppo uscente, Carlo Calenda, il 10 maggio scorso.

Oggi la Fiom nazionale riferirà l’esito della discussione ai delegati territoriali dell’Ilva, mentre «attendiamo una risposta di Mittal», spiega il segretario Francesca Re David. La trattativa dunque potrebbe riprendere la prossima settimana, a prescindere dalle nuove risorse per l’amministrazione straordinaria che il Ministro uscente dello Sviluppo, Carlo Calenda, durante il suo intervento all’assemblea di Confindustria, ha detto di essere pronto a mettere sul piatto, pur di chiudere la trattativa presto, perché l’azienda “finirà la cassa nel mese di luglio”. Ieri, infatti, il confronto sindacale è ripreso su iniziativa della stessa multinazionale che, a fronte della prospettiva di riconversione dell’Ilva avanzata dal nuovo governo giallo-verde, forse sta rivalutando l’importanza di siglare l’intesa con i sindacati, propedeutica al passaggio degli asset previsto dal contratto di cessione sottoscritto col governo precedente. Per Fiom, Uilm e Usb, però, è inutile riprendere la trattativa al Ministero dello Sviluppo, a prescindere da quale ministro vi siederà, fino a quando considereranno «irricevibile» la proposta di Arcelor Mittal. Mentre la Fim di Marco Bentivogli avverte che «più il tempo passa più le richieste dei sindacati si indeboliscono».

A surriscaldare i toni di una giornata di lutto cittadino, a Taranto, è l’ennesimo tweet di Calenda, stavolta rilanciato direttamente dal Pd: «#Ilva lasciamo i deliri dei populisti alle vongole, anzi in questi casi direi alle cozze pelose per essere più precisi, fuori dai tavoli sindacali». Un tweet a cui sono seguite polemiche che hanno offuscato il discorso del ministro, apprezzato dalla platea confindustriale: no alla «rinazionalizzazione dell’Ilva» e ad un «sovranismo anarcoide che gioca con i soldi degli italiani come fossero banconote del Monopoli». A dubitare sulla riconversione dell’acciaieria a gas, però, non è solo Calenda: anche Piero Gnudi, Commissario straordinario dell’Ilva, ha espresso perplessità: «Tutto è possibile ma a breve si fa fatica, c’è un problema di sostenibilità economica».

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