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I legami pericolosi a Manduria tra i clan e la politica

 
Nando Perrone

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Nando Perrone

I legami pericolosi a Manduria tra i clan e la politica

Ma nella relazione di Minniti episodi estranei all’inchiesta

Domenica 13 Maggio 2018, 09:40

MANDURIA - Episodi quasi tutti noti in quanto venuti alla luce attraverso l’inchiesta «Impresa», poche novità, una vicenda (quella del consigliere regionale Morgante) «superata», con la richiesta chi assoluzione piena perché il fatto non sussiste, alla luce dell’ultima udienza del processo che ha scoperchiato gli intrecci fra criminalità organizzata e mondo politico e qualche inesattezza. E’ il quadro tracciato dal Ministro dell’Interno Minniti nella relazione che ha inviato al Presidente della Repubblica.

In attesa di conoscere quella dei tre componenti della Commissione d’Accesso che ha indagato sull’operato dell’ultima Amministrazione, la città ha pochi elementi nuovi per comprendere i reali collegamenti fra alcuni esponenti della classe politica cittadina e la criminalità. Oltre agli episodi già conosciuti per i quali proprio in quest’ultima settimana sono state chieste le condanne dell’ex assessore Massimiliano Rossano (secondo l’accusa sarebbe stato il “garante” di alcuni esponenti della malavita locale in determinate operazioni amministrative) e dell’ex presidente del Consiglio comunale Nicola Dimonopoli (presunto voto di scambio), nella relazione del Ministro Minniti si rimarca la vicenda del dehors di un bar di piazza Garibaldi, fra i cui soci ci sarebbe anche un “capo cosca”.

L’episodio risale alla scorsa estate e, ad onor di cronaca, coinvolse anche altre due attività commerciali del centro. Fu la Soprintendenza a far notare che le coperture non erano state autorizzate e che violavano alcune norme di tutela dei beni architettonici. «Solo nel mese di agosto 2017, e dopo le esecuzioni delle misure cautelari, a seguito di una segnalazione del Comando dei Carabinieri (sezione Tutela del Patrimonio Culturale), con la quale veniva riscontrata la mancanza di qualsivoglia autorizzazione di occupazione del suolo pubblico, veniva ordinata dall’Ufficio Attività Produttive del Comune l’immediata rimozione delle strutture abusive» scrive il Ministro nella sua relazione. Poi si parla anche di un episodio in cui il sindaco avrebbe «richiesto all’amministratore di una società aggiudicataria di un appalto di lavori l’assunzione di un noto pregiudicato, esponente della locale compagine mafiosa». Degli ultime due vicende, però, non c’è traccia nel corposo carteggio dell’operazione “Impresa”, né, da quel che ci risulta, sono stati adottati provvedimenti a carico di amministratori o dipendenti pubblici.

Si fa infine riferimento anche alla vicenda del consigliere Morgante, per il quale, nei giorni scorsi, è invece arrivata la richiesta di proscioglimento da parte del pubblico ministero.

«Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto di Taranto» conclude il Ministro Minniti, «hanno evidenziato una serie di condizionamenti nell’Amministrazione di Manduria volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale e arrecato pregiudizio per gli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato al fine di assicurare il risanamento dell’Ente».

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