Un gigante dell’industria che deve badare alle sorti dei propri dipendenti, a volte può anche... perdere la testa per il proprio amico a quattro zampe. Ecco perché oggi ho il piacere di soffermarmi su un grande personaggio che ha fatto la storia dell’Industria barese, Don Peppino Calabrese, che come ho già accennato di recente sui social, sviluppo qui con qualche dettaglio in più la mia testimonianza. Proprio per mettere in luce un aspetto di questo grande uomo che solo pochi possono conoscere.
Comincio però per raccontarvi la storia di dedizione al lavoro del Cavaliere, che molti amavano chiamare così. Primo grande imprenditore manifatturiero della Bari industriale, celebrato la settimana scorsa nel corto «L’impresa formidabile», realizzato grazie alla determinazione, fra gli altri, dell’avvocato Riccardo Figliolia, Segretario Generale di Confini Industria Bari, e di Max Sisto, Direttore di TRM Network, con la benedizione di Apulia Film Commission.
L’impresa formidabile ricostruisce il miracolo «made in Puglia» che ha portato le officine Calabrese a cavallo degli anni 70 alla ribalta internazionale della scena economica-imprenditoriale. Un’iniziativa pensata per celebrare la lunga e luminosa storia dell’Industria nel nostro Mezzogiorno e indicare, soprattutto alle nuove generazioni la via maestra del lavoro e dello sviluppo.
Alla proiezione, presso il Cineporto di Bari nella Fiera del Levante, martedì 16 aprile c’ero anch’io per portare la mia testimonianza, dato che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, il mitico Don Peppino e di sperimentarne la sua proverbiale lungimiranza. Con la mia presenza ho potuto evidenziare un’altra grande virtù di questo straordinario personaggio di statura mondiale, ovvero che aveva anche il grande dono di amare gli animali. Cosa molto rara per quei tempi poiché il termine «cinofilo», forse era ancora pressoché sconosciuto. Ma lui, come in tutte le sue attività, anche in questa era uomo illuminato, che sapeva vedere lontano e, aggiungo anche, era un grande filantropo e psicologo. Vi dirò perché. Ero ragazzino, ancora minorenne, quando ho avuto il grande onore di conoscere il cavaliere, poiché gli avevo dato un bellissimo esemplare di pastore tedesco del quale si era follemente innamorato.
Io e mio fratello Lucio ci recavamo alle Officine Calabrese, forse due o tre volte alla settimana, per impartire delle lezioni di addestramento al suo amato cane, alle quali il cavaliere spesso amava assistere, nonostante i suoi innumerevoli impegni. Ricordi meravigliosi di un uomo che ci aveva preso in simpatia.
Forse perché vedeva in noi due ragazzini intraprendenti che si volevano fare strada e per questo si erano inventati un nuovo mestiere, allora da noi pressoché ancora inesistente ed anche perché era venuto a conoscenza della prematura scomparsa di nostro padre, avvenuta solo pochi mesi prima. Giunti al termine del percorso di addestramento Don Peppino ha voluto pagare dandoci molto di più di quando da noi richiesto. Ecco spiegato il motivo per cui da me definito oltre che filantropo, anche psicologo.
Voce narrante del cortometraggio è stata del mio caro amico giornalista Gustavo Delgado, al quale mi legano ben 50 anni di amicizia, da quando era caporedattore della RAI di Bari. Nella circostanza siamo stati entrambi felici di riabbracciarci e nel contempo di poterlo omaggiare di una copia del mio libro che in soli pochi giorni ha «avidamente» letto, facendomi, poi, una meravigliosa recensione. A Gustavo ebbi modo di conoscerlo insieme al comune amico Vito Cimmarusti, altra illustre penna del giornalismo di Puglia e Lucania, da sempre anche grande appassionato dei nostri amici animali.