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Baroni: «Il mio ritorno in A è come stare a casa con un grande Lecce»

 
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Baroni: «Il mio ritorno in A è come stare a casa con un grande Lecce»

L'allenatore Marcio Baroni (foto A. Scuro)

Il tecnico toscano e il fiume dei ricordi: «Tutto è iniziato qui da giocatore, ora una gioia incredibile dalla panchina»

Sabato 07 Maggio 2022, 00:30

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LECCE - «Noi la squadra più forte del campionato? Sì, assolutamente. La partita di questa notte magica ha costituito lo specchio della nostra stagione, cadenzata dalla cavalcata della mia splendida squadra». Marco Baroni che, nei secondi finali del match col Pordenone, ha iniziato ad allentare la tensione e il volto tirato di un campionato intero - abbracciando i giocatori sostituiti a mò di passerella vincente - pone la sua firma netta sotto la promozione in serie A, la decima della storia del Lecce. 

Baroni, al suo primo salto in A da tecnico di una squadra primatista, nella bolgia del «Via del Mare» dice che «era giusto finisse così, perché è stata una stagione straordinaria, frutto di un gruppo incredibile, costruito giorno dopo giorno, sino a costruire un'opera incredibile». L'incrocio con il Mandrake del mercato Pantaleo Corvino: «A lui - dice Baroni - avevo promesso di riportarlo in serie A con la sua città. Il lavoro del tecnico è meraviglioso e lo è ancora di più quando hai un gruppo come questo e di fronte a tifosi così».

Il cinquantottenne di Firenze dal presente magico riavvolge il nastro del suo legame con la piazza salentina, tornando alla doppia stagione vissuta da calciatore tra il 1987 al 1989. Allora, come oggi, il salto in serie B da giocatore guidato da Carletto Mazzone e il debutto giallorosso nella massima serie marcato con un gol al Napoli che poi sarebbe diventata la squadra che l'anno dopo gli avrebbe regalato lo scudetto, con a fianco un certo Diego Maradona: «A volte si chiude un ciclo: sono arrivato qua 34 anni fa da calciatore, mi hanno fatto crescere come uomo e calciatore. Avevo un debito, siamo tornati in A e adesso sono felice. Ha vinto la squadra più forte, quella che ci ha creduto. Una dedica? Alla gente di Lecce e alla proprietà societaria».

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