Il mondo giovanile appare esprimersi sempre più in maniera istintiva e con manifestazioni di notevole violenza, quasi a dire che si passa rapidamente dalle parole ai «fatti». Sembrano mancare delle «camere di decompressione», luoghi dove poter riflettere e forse far decantare la violenza che appare l’unica strada per poter reagire agli stimoli sgradevoli.
Affrontare queste cause richiede un approccio integrato che coinvolga famiglie, scuole, comunità e istituzioni. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di ridurre la violenza giovanile e promuovere un ambiente più sicuro e supportivo per i giovani. I rapidi cambiamenti sociali e tecnologici hanno ulteriormente complicato i rapporti tra i vari settori della società. La tecnologia, in particolare, ha trasformato il modo in cui tutti noi comunichiamo, apprendiamo e interagiamo. Sono sicuramente saltati i parametri dei classici rapporti relazionali su cui poggiava la società fino a qualche anno fa. E poi, perché parlare di crisi del mondo giovanile tirando fuori antichi parametri e analizzando la società dei giovani con quegli strumenti?
Quei parametri sì che sono in crisi, e alcuni di essi non esistono più. Infatti, è uso dire che il mondo è cambiato! «Non esistono più le quattro stagioni!» Il mondo sta attraversando una crisi profonda, caratterizzata da incertezze, disillusioni e sfide complesse. Ma questa crisi è frutto della velocità dei cambiamenti che si stanno vivendo nel mondo e che richiedono rapidissimi resettaggi mentali e comportamentali, che non tutti riescono a realizzare nei tempi richiesti.
Per interpretare le nuove realtà è essenziale promuovere una nuova comprensione e un dialogo più aperto tra tutti noi. Tutti dobbiamo essere disposti a studiare, imparare e soprattutto saper ascoltare le varie esperienze con empatia e rispetto. Allo stesso tempo, le generazioni Z devono sentirsi libere di esprimere le loro preoccupazioni e le loro aspirazioni senza timore di giudizi. È tempo di abbattere le barriere generazionali del «ma ai tempi miei!» e lavorare insieme per un mondo più inclusivo e comprensivo. La politica si prepari da subito, specie quella espressione di territorio, a individuare nei programmi da sottoporre ai cittadini i tentativi di terapia sociale di facile acquisizione, come il potenziamento di strutture dedicate dove i giovani possano incontrarsi, partecipare ad attività educative, ricreative e culturali. Individuare spazi sicuri e stimolanti per socializzare e crescere insieme. Luoghi tranquilli dove tutti possano studiare, leggere e partecipare a gruppi di studio. Le biblioteche spesso organizzano eventi e workshop che possono favorire l’incontro e il dialogo. Potenziare, ciascuno per la propria parte, l’utilizzo di scuole e università con annesse caffetterie e locali che possano diventare punti di ritrovo popolari.
Ovviamente tutto con l’obiettivo di isolare la violenza, l’uso di droghe e tutto il corredo con cui si convive e che deve essere ben controllato, non pensando che basti il sistema repressivo per combatterlo, ma potenziando i sistemi di compensazione socio-economica e culturale che impediscano il tragico svuotamento delle nostre regioni. La crisi del mondo giovanile è una sfida complessa che richiede uno sforzo collettivo e una strategia olistica. Ora più che mai ci si aspettano proposte e indicazioni se poi si vuole la partecipazione: proviamo ancora una volta a crederci. Parola di generazione Z e non solo!