Ha un macabro senso dell’umorismo, Sarah Bernhardt. La prima, sfuggente, star del mondo dello spettacolo è la protagonista del documentario di Aurine Crémieu «Sarah Bernhardt. The first diva», in onda stasera alle 22.35 su Rai 5.
Attrice francese, nata a Parigi il 22 ottobre 1844 ed ivi morta il 21 marzo 1923, Sarah Bernhardt, «snella ed alta figura dalla biondissima chioma e dalla voce d’oro», giovane allieva del Conservatorio parigino, non sostò a lungo nei primi gradini della carriera in quella Comédie Française ove esordì in Iphigenie e poi in Valérie nel 1862. Cresce come un cardo selvatico nel clan di cortigiane che è casa sua, nella Parigi frou-frou di metà Ottocento. Il suo motto è «quand même», nonostante tutto.
Sarà amata e odiata per aver infranto i codici del teatro e dei costumi del XIX secolo. È anche pittrice e scultrice, la signora delle camelie, Fedra, Fedora, Cleopatra, Doña Sol, Giovanna D’Arco. Lei non interpreta i suoi personaggi, ma si sostituisce a loro.
Il teatro Odéon lancia la sua carriera: «Ero felice di essere finita in quell’ombra infinita». Victor Hugo tornato dall’esilio la incoronerà regina di Spagna del suo Ruy Blas e diventerà uno dei suoi tanti amanti. Ma è suo figlio Maurice l’unico vero uomo della sua vita. La fortuna di Bernhardt oscilla sempre fra il troppo e il troppo poco.
Da vera eroina tragica, muore sul set, esausta, il 26 marzo 1923, durante le riprese del film La voyante, del figlioccio Sacha Guitry. Al suo corteo funebre partecipa tutta Parigi. Ha pensato a ogni dettaglio del suo funerale. È l’ultima, maestosa messinscena della sua vita.