Domenica 28 Dicembre 2025 | 08:00

«Taranto ferita dal progresso», parla il Procuratore Nitti: qui si sacrificano i diritti

«Taranto ferita dal progresso», parla il Procuratore Nitti: qui si sacrificano i diritti

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

«Taranto ferita dal progresso», parla il Procuratore Nitti: qui si sacrificano i diritti

A Verona la denuncia del magistrato: sviluppo che mette a rischio vite e ambiente

Domenica 28 Dicembre 2025, 05:00

In un’epoca segnata da cambiamenti climatici e crescenti disuguaglianze sociali, la giustizia ambientale è diventata un tema decisivo. Il procuratore della Repubblica di Trani, Renato Nitti, ha da sempre messo al centro della sua attività la lotta contro i crimini ambientali, la mafia e i reati societari. Di recente, Nitti ha partecipato come speaker al TEDxVerona Countdown, un evento che ha messo in luce l'urgenza di affrontare i temi legati a cambiamento climatico, giustizia ambientale e tutela dei diritti umani.

Nel suo intervento, il magistrato ha discusso la realtà di Taranto, che rappresenta non solo una ferita per la Puglia, ma un simbolo di un modello di sviluppo che ha superato il limite. Le sue parole, cariche di denuncia, offrono un quadro che va ben oltre i confini regionali, estendendosi fino alle isole del Pacifico e ai Paesi in via di sviluppo, in una riflessione globale sulle «zone di sacrificio» dove ambiente e salute vengono sacrificati al progresso economico.

Nel suo intervento al TEDxVerona ha parlato di Taranto come «zona di sacrificio dei diritti umani». Cosa significa e quale messaggio vuole trasmettere alla società?

«Il Consiglio dei Diritti Umani della Nazioni Unite nel 2022 ha incluso Taranto tra le “zone di sacrificio dei diritti umani”, per le conseguenze devastanti cui sono sottoposti coloro che vivono in una zona così altamente contaminata. Le “sacrifice zones” originariamente erano le zone rese inabitabili dagli esperimenti nucleari. Ora vi rientra anche Taranto, che è il simbolo di un paradosso: rappresenta le contraddizioni del nostro modello di sviluppo. Qui, abbiamo il più grande complesso siderurgico d'Europa, un motore economico che, con i suoi 11mila posti di lavoro, sembra offrire stabilità a tante famiglie. Ma, dall’altro lato, la città è una delle più inquinate d’Europa, con alti tassi di tumori infantili e malattie polmonari, un mare e un territorio contaminati. Quando un luogo come Taranto diventa un “sacrificio” per il progresso, i diritti umani vengono calpestati. Per questo per le Nazioni Unite queste vicende vanno considerate “macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”. Sono parole pesantissime: la nostra società deve capire che il progresso non può essere costruito sulla sofferenza e sulla morte di chi vive in questi luoghi. Se sacrifichiamo le persone in nome della “strategia industriale nazionale”, stiamo perdendo di vista l’essenza stessa della giustizia sociale e del benessere collettivo, calpestiamo la nostra Costituzione. Il messaggio, allora, è chiaro: dobbiamo cambiare direzione. Non possiamo più tollerare uno sviluppo che inquina e distrugge la vita».

In che modo il cambiamento climatico è diventata una questione di giustizia, come ha sottolineato nel suo intervento?

«Il cambiamento climatico non è solo una questione scientifica, è una questione di giustizia sociale e intergenerazionale. I Paesi industrializzati - responsabili della maggior parte di emissioni climalteranti - stanno provando a scaricare il peso dei loro errori sulle generazioni future e sugli stati emergenti, che hanno contribuito meno a questo disastro. È chiaro da tempo che il modello storico di sviluppo dell’Occidente non è compatibile con la tutela dell’ambiente. L'inquinamento, la deforestazione e il riscaldamento globale non riguardano solo il clima, ma anche i diritti fondamentali dell’uomo: diritto alla salute, diritto all'acqua, diritto a un ambiente salubre. Il caso di Taranto è emblematico: il governo italiano ha consentito che la salute dei cittadini fosse messa a rischio per mantenere le industrie in funzione. Questo atto di ingiustizia colpisce anche le generazioni più giovani e quelle future. I cambiamenti climatici stanno minacciando non soltanto la nostra esistenza, ma soprattutto quella dei nostri figli e nipoti: per questo si parla di conflitto intergenerazionale»...

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