C’era una volta la Vita che se ne andò da sola, senza testimoni. E no, non è una favola. Non l’ha vissuta di certo l’anziano trovato senza Vita nel suo appartamento, senza che nessuno stesse lì a stringergli la mano prima e a piangerlo poi. La sua storia – che si annida tra le pieghe di una cronaca sempre più veloce e incalzante al punto da non essere quasi più registrata – merita invece una sosta, un attimo di riflessione. In una Foggia già arroventata dalla morsa del caldo la vicenda di questo anziano signore necessita di un pensiero laico e di una preghiera sacra, perché sacra resta comunque quella stagione della vita che ha a che fare con gli accidenti fisici della vecchiaia. Ma la solitudine estrema no; è quella che vorremmo togliere al mosaico della Vita. Non possiamo ricostruire la sua storia personale, ma quella per così dire sociale forse sì, magari nel nome di quelle cosiddette politiche di inclusione che dovrebbero essere capillari, per quanto certi rivoli come si fa a scovarli, nascosti e silenti come sono, con un pudore, forse, di comunicarla anche, la solitudine. Contestualmente a questa vicenda, quasi nelle stesse ore, apprendiamo del diciassettenne di Torremaggiore deceduto, dopo una ferita alla testa da un colpo di pistola. Prende sempre più corpo l’ipotesi del suicidio, e ci si chiede che altro tipo di solitudine possa aver ghermito un giovane descritto come amante dello sport e lontano da contesti di violenza e disagio. “Ci sono momenti di solitudine che cadono all’improvviso come una maledizione, nel bel mezzo di una giornata”, scriveva Alda Merini. E vale proprio per queste due vite: l’anziano e il giovane allo specchio di una solitudine agli antipodi. E se la morte del primo, per quanto dolorosa e amara, si tollera per il fattore età, siamo stati tutti uniti a sperare che la Vita abbia la meglio sulla Morte per il diciassettenne di Torremaggiore, ma purtroppo non è stato così. Una vita giovane come la sua poteva senz’altro essere riparata, aggiustata e migliorata in quelle crepe adolescenziali che fanno vedere tutto nero. E magari è solo un attimo, non una condizione immodificabile, anche se a quell’età tutto è bianco o nero. Volevamo celebrare l’inizio dell’estate così: con una Vita che poteva riprendere a sorgere a dispetto del gesto estremo e con una Morte in fondo accettata. Purtroppo non è stato così.

L’anziano deceduto in solitudine a Foggia
Domenica 15 Giugno 2025, 10:04