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La lezione di Teresa sul senso della vita

 
rossella palmieri

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rossella palmieri

La lezione di Teresa sul senso della vita

Teresa De Bellis se n’è andata a 110 anni, moderna come poche, aveva rivendicato in quella confessione a libro aperto l’orgoglio nello star sola provvedendo a sé

Domenica 23 Febbraio 2025, 10:28

“Scoprimmo allora che cos’è l’età. Non ha nulla a che fare col tempo, è qualcosa che dice che ci fa dire siamo qui, è un miracolo che non si può ripetere”. Scriveva così Eugenio Montale in “Sorapis, 40 anni fa”, una ‘istantanea’ che restituisce l’immagine del poeta mentre cammina tra i monti dell’Engadina tenendo per mano sua moglie; “due vite troppo giovani per essere vecchie, e troppo vecchie per sentirsi giovani”. Può vantare altri monti, quelli dauni – di Accadia in particolare – una donna che di sicuro sa cosa sia l’età e il miracolo a essa connesso. Teresa De Bellis se n’è andata a 110 anni – era nata nel 1915 – lasciandoci una riflessione profonda sul senso della vita. Lontana dal cliché della centenaria con figli, nipoti, pronipoti e tante candeline, era apparsa in una videointervista al compimento dei suoi 100 anni aprendo il suo cassetto di ricordi. Vedova di un ufficiale per 50 anni, bellissima ma per nulla consapevole di esserlo – al punto da raccontare del suo stupore per l’apprezzamento fatto (con garbo) da un uomo sulle sue gambe – cresciuta senza madre, ha amato per una vita le cose semplici, piccoli lavori quotidiani, quelli che danno senso e consistenza allo stare al mondo al netto “di denaro, oggetti e cose che generano solo grandi preoccupazioni”.

Moderna come poche, aveva rivendicato in quella confessione a libro aperto l’orgoglio nello star sola provvedendo a sé. Pur se il suo racconto è costellato da più di una increspatura di infelicità, è il caso di vedere e ascoltare questa saggia, bionda e minuta donna che con un velo di rossetto – adorabile concessione alla femminilità che non tramonta – ha saputo donare valore a quel ‘piccolo mondo antico’ fatto dell’ingrediente più semplice e purtroppo difficile da trovare: rispetto per gli altri, per sé e, più in generale, per Signora Vita che staziona così lungamente in una casa. Nel tempo in cui si assiste a una diversa velocità nella vita degli ‘anta’ avanzati – chi è solo e fa fatica a provvedere a sé e chi insegue un giovanilismo insensato, perché “c’è qualcosa di più triste che invecchiare, ed è rimanere bambini”, come ci ricorda Pavese nel “Mestiere di vivere” – questa splendida signora si è congedata nel modo migliore ricordandoci il valore del tempo e dell’uso che ne facciamo. Se siamo interlocutori attenti, non passa invano; magari sfuma i ricordi e sbiadisce le immagini, ma porta riguardo, non potendole scalfire, per persone e cose che hanno il sapore dell’eternità.

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