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L’ultimo custode di una dimora antica nella terra salentina

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

L’ultimo custode in una dimora antica nella terra salentina

Quelle collezioni di «belle addormentate» sparse nella campagna dei paesi più prossimi a Lecce

Domenica 15 Ottobre 2023, 12:23

Da un certo numero di anni, mi capita di passare davanti ad una delle tante ville residenziali che spiccano tra i cotogni e i limoneti di quei giardini antichi ancora resistenti malgrado i ripensamenti edilizi e l’editing di un tempo che ha mescolato impunemente architetture armoniche e scempi edilizi a buon mercato. Considero certe dimore, sparse nei diversi agri che abbracciano i paesi più prossimi a Lecce, una involontaria collezione di «belle addormentate». E, a vegliarne il sonno centenario, ci sono dei custodi altrettanto fiabeschi. Di uno in particolare, fedelissimo al suo ruolo da tutta la vita, mi colpisce la silenziosa pazienza e la mite accettazione.

Si tratta del signor Piero, una di quelle persone che non fanno rumore, che restano placide e anonime a godersi i ritagli di sole proiettati sul selciato sul quale si piegano ad accarezzare un qualche fiore spontaneo, un germoglio, uno slancio di natura, come farebbero con la testa di un bambino. Piero è il custode per eccellenza, si lascia intravedere dalla cancellata imponente e sempre aperta nelle mattinate, stagione dopo stagione, in fondo al viale di pini monumentali che incorniciano la sua sedia di vimini, la sua radiolina e il suo cruciverba nell’atrio di Villa Rubichi a Monteroni. La sua sagoma, resa abbacinante dalle camiciole a maniche corte, è inconfondibile, il suo sorriso si accende sotto gli occhiali quando qualcuno si intrufola per chiedergli a che punto di maturazione è giunta l’anima dei mandarini.

Questo ottobre, ne ha colti di inattesi, un dono sovrabbondante che è un figlio tardivo della scorsa invernata, una provvidenza eccessiva che gli offre rovelli che condivide col visitatore di turno: «La natura sta cambiando, questi sono i mandarini dell’anno scorso, senza semi, dolcissimi. Guarda, quelli nuovi sono ancora verdi, poi a gennaio ne riparliamo».

Intanto, adesso, con Piero il custode possiamo soffermarci a parlare di un nido di vespe scovato nel frutteto posteriore, oppure di quei presepi di cartapesta che gli piace costruire aspettando Natale, ha ricavato un retrobottega nell’atrio, tra vecchie chiavi e fotografie in bianco e nero incorniciate alla stregua dell’introduzione ad un romanzo storico, una saga famigliare. E, di fatto, lui ne è il segnalibro. Poiché gli eredi qui non tonano più nemmeno per le vacanze. La grande casa resta silenziosa, l’unico ad attraversarla con quel che resta di ogni giorno è lui: l’ultimo custode.

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