Periodicamente mi viene voglia di ritornare a camminare in silenzio, rileggendo Bodini e le cronache dell’Arneide, in uno dei villaggi fantasma che sono varchi nelle tasche di un altro Salento. Quello che rimanda i passi a riecheggiare tra i tasti bianchi e neri che sono il pianoforte diffuso o il libro spaginato dal passato impigliato in questi luoghi: Borgo Piave, Borgo Grappa, Cardigliano, Villaggio Montegrappa, Villaggio Starace-Resta, Monteruga. Sono i nomi di una costellazione terragna, costituita da quei villaggi espressi tra bonifiche private e realizzazioni dell’Opera Nazionale Combattenti.
A partire dal 1924, com’è noto, le agevolazioni staraciane (finanziamenti, agevolazioni fiscali e concessioni di diritti esclusivi di coltivazione del tabacco orientale) innescarono quella che oggi è diventata l’ombra di una storia che in parte è archeologia industriale e in parte è il nostro pellegrinaggio dell’oblio. Una serie di centri sorsero per iniziativa privata: Cardigliano, presso Specchia, nell’agro bonificato di Ugento, nato come borgo agricolo nelle terre dei Greco; il villaggio Montegrappa a Tuglie, nell’agro di Gallipoli, edificato nel 1938 attorno al santuario della Madonna del Grappa per volontà di Cesare Vergine: il Villaggio Starace, elevato per iniziativa della famiglia Resta nell’Arneo.
I centri rurali si differenziavano molto dalle borgate rurali e dai villaggi perché dovevano garantire un minimo di vita civile necessaria ai contadini che si stabilivano definitivamente su un podere. Anche il più piccolo centro rurale doveva includere una cappella, una scuola e un alloggio per la maestra, un dispensario medico, la cabina elettrica. Questo è uno dei mesi migliori dell’anno per mettersi in viaggio all’interno di una mappa che abbraccia il litorale adriatico e quello ionico, alla scoperta dei resti di quelle esperienze insediative che nelle varie zone svilupparono dinamiche del tutto particolari, varie.
Si potrebbe partire da Frigole/San Cataldo per ricalcare i centri di Borgo Grappa (Case Simini) e Borgo Piave, oppure si potrebbe andare a sud di Otranto dove sorse il Villaggio Minerva, sull’altro versante ci aspetta Cardigliano e sempre su questo versante Villaggio Montegrappa, ma soprattutto Monteruga fa da calamita con la sua carica di cupezza carismatica.
In definitiva, non è importante da dove si parte per provare a visitare questi villaggi fantasma, quel che conta è portarsi appresso la voce che ha sostenuto i moti contadini dell’Arneo, Vittorio Bodini.